Riflessioni

Sono stufo di assistere alle continue palesi bugie di un regime , il nostro attuale, basato su interessi economici e di potere che passano sopra tutto e tutti.

I post inseriti qui partono dal porci una domanda: Cui Prodest. A chi giova. Molte volte assistiamo a fatti di cronaca ed eventi di politica estera e subiamo passivamente le informazioni passateci da media asserviti ai poteri.

La mia visione politica non è ne di destra ne di sinistra. Non si associa con nessuno ne segue una corrente di pensiero. Ma cosa sono poi la destra o la sinistra se non espressione di interessi particolari e personali mascherati da finte ideologie?

Partirei dalla mia visione dell’uomo.

La natura umana è l’insieme delle caratteristiche distintive, compresi i modi di pensare, di sentire e di agire, che gli esseri umani tendono naturalmente ad avere, indipendentemente dall’influenza della cultura.

Se ne parla da millenni. I filosofi greci hanno speso vite attorno a questi argomenti ma sono convinto che la natura umana sia sintetizzabile nella frase: homo homini lupus.

L’espressione latina homo homini lupus (letteralmente “l’uomo è un lupo per l’uomo”), il cui precedente più antico si legge nel commediografo latino Plauto (lupus est homo homini, Asinaria, a. II, sc. IV, v. 495), riassume efficacemente una antica concezione della condizione umana che si è tramandata e diffusa nei secoli, lasciando tracce di sé sia nel pensiero colto sia in alcuni detti popolari e motti di spirito.

Personalmente la penso come Thomas Hobbes.

Secondo Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica, e a determinare le azioni dell’uomo sono soltanto l’istinto di sopravvivenza e quello di sopraffazione. Egli nega che l’uomo possa sentirsi spinto ad avvicinarsi al suo simile in virtù di un amore naturale. Se gli uomini si legano tra loro in amicizie o società, regolando i loro rapporti con le leggi, ciò è dovuto soltanto al timore reciproco o al reciproco interesse.

Nello stato di natura, cioè uno stato in cui non esista alcuna legge, ciascun individuo, mosso dal suo più intimo istinto, cerca di danneggiare gli altri e di eliminare chiunque sia di ostacolo al soddisfacimento dei suoi desideri. Ognuno vede nel prossimo un nemico. Da ciò deriva che un tale stato si trovi in una perenne conflittualità interna, in un continuo bellum omnium contra omnes (letteralmente “guerra di tutti contro tutti”), nel quale non esiste il torto o la ragione che solo la legge può distinguere, ma solo il diritto di ciascuno su ogni cosa, anche sulla vita altrui. Su posizioni simili si basa anche il pessimismo di Arthur Schopenhauer.

Ecco che allora la storia umana si può leggere come un unico infinito tentativo di sopraffazione.

Negli ultimi 3-4000 anni ci siamo evoluti. Ci siamo combattuti con armi sempre più raffinate fino ad arrivare ai giorni nostri. Alcuni gruppi palesemente fermatisi con il pensiero a 1.000 anni fa e la cultura anglosassone ancora pensa di risolvere tutto con le armi, con la sopraffazione fisica del nemico.

Altri invece sono passati alla sopraffazione ideologica / intellettuale / economica.

Le ideologie del mondo occidentale sono scomparse. L’unica visione possibile è quella dei media che usano qualsiasi canale di marketing dai social media alla tv per condizionare il pensiero, l’azione e soprattutto il consumo delle masse. Non ci sono più scelte alternative. Il percorso è già deciso. Saremo tutti schiavi consumatori. Lavora, consuma, crepa. (cccp Morire, http://www.yellowpecora.net/cccp/morire.html).

Quindi l’attuale guerra di sopraffazione è una guerra economica. A vantaggio di pochi a scapito di molti.

 

Chi era Ivan Illich

Ripensare la crisi con le intuizioni di Ivan Illich di Aldo Zanchetta – 07/12/2011

Fonte: il cambiamento

“Illich era un pensatore radicale, nel senso che andava alla radice delle cose. E possedeva, come qualcuno ha scritto in un suo necrologio, uno sguardo laser, capace di leggere nel tempo futuro le conseguenze delle scelte di oggi”. Forse per questa sua dote, fin dagli anni ’70 Ivan Illich aveva pronosticato il collasso del sistema industriale dominante. Ripensiamo la crisi con le sue intuizioni.

ivan illich
Fin dagli anni ’70 Ivan Illich aveva pronosticato il collasso del sistema industriale dominante

Ivan, l’amico conviviale

2 dicembre 2011, IX anniversario della morte di Ivan Illich

Da 6 anni, nel giorno dell’anniversario della morte alcuni amici di Ivan si ritrovano a Bologna nell’incontro “Strumenti per la convivialità”. Al di là dei discorsi e delle analisi, la ‘convivialità’ di questo ritrovarsi è ciò di cui Ivan sarebbe stato contento, desideroso come era di ‘farsi sorprendere’ dall’incontro con l’altro, concreto, reale, sempre imprevedibile e perciò inebriante.

Una delle partecipanti ha sottolineato, a incontro concluso, la straordinaria capacità di chi questi incontri ha fatto nascere 6 anni or sono, Salvatore – che ringrazio – capace di mettere insieme in un clima di allegra condivisione frugale persone tanto diverse. Amicizia nel nome di Illich, riflessioni condivise, desco vernacolare (un fiasco di buon vino e un piatto di spaghetti, diceva Ivan, erano essenziali per una ‘tavola conviviale’ attorno alla quale riunirsi per confrontare idee anche diverse ma sempre nel rispetto reciproco e nel rigore intellettuale). Questa la ricetta.

Chi voleva poteva portare all’incontro una riflessione su un tema illichiano, da proporre per la discussione. Personalmente ho scelto come tema la ‘crisi’. Riporto qui alcuni frammenti di un discorso ovviamente più ampio, forse utili in questo che probabilmente è un vero passaggio d’epoca.

crisi economica
“La crisi di cui io descrivo la prossima venuta non è interna alla società industriale, bensì riguarda il modo di produzione industriale in se stesso”

Illich, l’’archeologo’ del sapere

Fin dagli anni ’70 Illich aveva pronosticato il collasso del sistema industriale dominante, inevitabile date le premesse su cui si era basato: “nelle storture e nelle ipertrofie intervenute nel linguaggio, nel diritto, nei miti e nei riti, in quest’epoca nella quale uomini e prodotti sono stati assoggettati alla pianificazione razionale” ovvero al “monopolio del modo di produzione industriale” [1].

“Crisi globale […] da non confonderla con una crisi parziale, interna al sistema”, scriveva. E aggiungeva (1973!): “Oggi si prova ancora a turare le falle dei singoli sistemi. Nessun rimedio funziona, ma si dispone ancora dei mezzi per permetterseli tutti, uno dopo l’altro. I governi si applicano alla crisi dei servizi pubblici, a quella dell’educazione, dei trasporti, del sistema giudiziario, della gioventù. Ciascun aspetto della crisi globale è separato dagli altri, spiegato in maniera autonoma e trattato a sé [2].

Questo perché “le ideologie oggi correnti mettono in luce le contraddizioni della società capitalista, ma non forniscono il quadro necessario per analizzare la crisi del modo di produzione industriale. Mi auguro che un giorno si arrivi a formulare una teoria generale dell’industrializzazione abbastanza rigorosa da reggere all’assalto della critica”.

Egli non confondeva le contraddizioni che volta a volta emergevano nel sistema con la Grande Crisi incombente, che sarebbe arrivata improvvisa e inattesa anche se prevedibile.

“La crisi di cui io descrivo la prossima venuta non è interna alla società industriale, bensì riguarda il modo di produzione industriale in se stesso. Questa crisi obbligherà l’uomo a scegliere tra gli strumenti conviviali e l’essere stritolato dalla megamacchina, tra la crescita indefinita e l’accettazione di limiti multidimensionali”.

illich ivan
Illich era un pensatore radicale, nel senso che andava alla radice delle cose

Illich, il pensatore radicale

Illich era un pensatore radicale, nel senso che andava alla radice delle cose. E possedeva, come qualcuno ha scritto in un suo necrologio, uno sguardo laser, capace di leggere nel tempo futuro le conseguenze delle scelte di oggi. Un profeta, ha detto qualcuno all’incontro. Direi piuttosto un indagatore minuzioso della realtà, un archeologo delle idee e dei comportamenti di cui ripercorreva il cammino nella storia evidenziandone le trasformazioni e prevedendone il punto di arrivo [3].

“Bisognerebbe essere indovini per predire quale serie di eventi svolgerà il ruolo del crollo di Wall Street e scatenerà la crisi incombente; ma non occorre essere geni per prevedere che si tratterà della prima crisi mondiale non più localizzata dentro il sistema industriale, ma che metterà in gioco il sistema in sé. Assai presto accadrà un fatto che avrà la conseguenza di congelare la crescita dell’attrezzatura. Venuto quel momento, il fragore del crollo obnubilerà gli spiriti e impedirà di comprenderne il senso [4]”.

Nel ’78, in Disoccupazione creativa [5] esaminava i modi di reazione alla crisi già allora in atto, e ripetuti oggi: “Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, diplomatici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese le libertà. Come i malati, i Paesi diventano casi critici. Crisi, parola greca che in tutte le lingue moderne, ha voluto dire ‘scelta’ o ‘punto di svolta’, ora sta a significare: ‘Guidatore, dacci dentro!’. Evoca cioè una minaccia sinistra, ma contenibile mediante un sovrappiù di denaro, di manodopera e di tecnica gestionale [6] .

E aggiungeva: “Così intesa, la crisi torna sempre a vantaggio degli amministratori e dei commissari […] La crisi intesa come necessità di accelerare non solo mette più potenza a disposizione del conducente, e fa stringere ancora di più la cintura di sicurezza dei passeggeri”..

Ma Ivan non esercitava la critica fine a se stessa; egli era fortemente impegnato nello scrutare le possibili soluzioni, nel cercare i fondamenti di una ‘ricostruzione conviviale’ della società, dopo la sbornia iperproduttivista e iperconsumista. Per lui la catastrofe che vedeva addensarsi avrebbe potuto essere convertita in crisi, interpretando positivamente la parola nel suo significato originale, “crisi non ha necessariamente questo significato. Non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l’escalation del controllo. Può invece indicare l’attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all’improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e delle possibilità di vivere in maniera diversa [7].

Di fronte allo starnazzare sull’equità dei provvedimenti che si stanno prendendo in questi giorni, che equi non sono, la sua preoccupazione di nuovo era più radicale: “riattrezzare la società contemporanea con strumenti conviviali e non più industriali comporta uno spostamento d’accento nella nostra lotta per la giustizia sociale; comporta una subordinazione, in forme da trovare, dalla giustizia distributiva alla giustizia partecipativa”.

crisi
“Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, diplomatici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese le libertà”

Illich e il suo lascito

Illich aveva sbagliato nei tempi, prevedendo la Grande Crisi assai più prossima. Ma aveva lavorato a una ‘cassetta degli attrezzi’ per quando fosse arrivata.

Jean Robert e Javier Sicilia, suoi ‘discepoli’, in occasione dell’incontro mondiale dei lettori di Illich del 2007, ricordando gli “anni di Cuernavaca, al CIDOC”, affermarono:

“Furono tempi di effervescenza intellettuale. Nei seminari e negli scritti di Illich si elaborarono concetti alcuni dei quali sono divenuti di dominio pubblico: la controproduttività, il monopolio radicale, la colonizzazione del settore informale, le associazioni di ‘cittadini colpiti in modo analogo’, i valori vernacolari, per citarne solo alcuni, senza dimenticare il più importante: il concetto stesso di ‘strumenti’. Si trattava di costituire ‘una cassetta di attrezzi’ intellettuali per i grandi dibattiti maturi di fine secolo”. Questi grandi dibattiti maturi hanno ritardato, però non sono divenuti meno necessari; per questo dobbiamo fare tesoro dello strumento critico elaborato allora. Ogni uomo moderno dovrebbe mettere in dubbio nel suo foro interiore le certezze moderne. Chi voglia farlo troverà gli strumenti nell’opera di Ivan Illich”.

Nota a margine. Dall’11 al 13 novembre l’associazione La ligne d’horizon (Les amis de François Partant) ha organizzato a Lione un seminario sul tema Uscire dall’industrialismo, mentre il prossimo fine anno a San Cristobal de Las Casas (Chiapas-Mx) presso il CIDECI si terrà il II Seminario di analisi “…planeta tierra: movimientos antisistemicos…”. Ad entrambi hanno partecipato o parteciperanno relatori facenti esplicito riferimento al pensiero di Ivan Illich (Per informazioni: Kanankil).

Note

1. La Convivialità, ediz RED, Como, 1993 pag. 9 (Riedito oggi da Boroli editore).
2. Ibid. pagg 132/133
3. Vedere la raccolta delle sue conferenze nel libro “Nello specchio del passato. Le radici storiche delle moderne ovvietà: pace, economia, sviluppo, linguaggio, salute, educazione”, pure riedito da Boroli.
4. Ibidem pag 133
5. Pure riedito da Boroli
6. Disoccupazione creativa, pag 10
7. Ibidem pag. 20

manifesto dei non sottomessi

È tempo di celebrazione. È giunta l’ora del cambiamento e possiamo celebrare assieme il nostro risveglio e le capacità che tra tutti e tutte possiamo mettere a disposizione. È tempo di celebrare la nostra speranza.
Celebriamo il risveglio. Uno dopo l’altro i sogni spezzati sono diventati incubi. I sogni dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, della crescita economica, dello sviluppo e del progresso. I sogni della American way of life e del capitalismo o del socialismo. Al risveglio l’orrore continuava ad essere lì. Ciascuna delle calamità naturali che ci colpiscono e che sono in aumento reca l’impronta di qualche irresponsabilità. Meno di cento persone possiedono più ricchezze materiali di tutti gli altri abitanti del mondo messi insieme. E continuano ad accumulare.

Il risveglio parte dal riconoscimento lucido, senza catastrofismi né riduzione a spettacolo, del fatto che le istituzioni dominanti sono in crisi.
* I sistemi educativi espellono più gente di quanta ne assorbano, generano spirito gregario, dipendenza e discriminazione e sminuiscono o dequalificano la produzione autonoma del sapere. Non preparano né per il lavoro né per la vita. I giovani “educati” dal sistema non troveranno certo l’impiego che sognavano: 7 su 10 non potranno mai lavorare nel settore per cui hanno studiato. E la scuola, sradicandoli e assorbendo il loro tempo e la loro attenzione, impedisce che imparino i saperi e le abilità che darebbero loro capacità di esistenza autonoma.
* I sistemi sanitari fanno ammalare e discriminano, castigano la libertà autonoma di guarire e incrementano assuefazioni e dipendenze che non possono soddisfare.
* I sistemi di comunicazione isolano, separano, manipolano e puntellano meccanismi di controllo castranti.
* I sistemi politici sono la negazione della democrazia, avvolgono di illusioni la struttura di dominazione e stimolano libertà che rendono schiavi, che generano prigionieri della dipendenza o dell’invidia, e nello stesso tempo legano mani, piedi e lingue e tappano narici, orecchi e occhi, per negare la violenza e il caos che in questo modo propiziano e per impedire iniziative.

Il risveglio ci permette anche di contare le nostre benedizioni. Ci sono ancora nelle città iniziative che ordiscono un tessuto di reciproco aiuto. Intere comunità vivono radicate nelle proprie tradizioni millenarie, nelle quali l’acqua è ancora considerata sacra e tutti hanno libero accesso ad essa secondo le regole proprie di un ambito comunitario. Da essi traggono ispirazione coloro che sono fuggiti verso il futuro, con la modernità. Per rimpiazzare gli spazi pubblici di oggi, impersonali e astratti, creano ambiti comunitari che raccolgono ed esprimono lo spirito del luogo. In queste sacche di resistenza le persone prendono nuovamente nelle proprie mani le decisioni che influenzano la loro vita e percorrono di nuovo le proprie strade.
Sappiamo che queste e molte altre benedizioni potrebbero scomparire. Ma è motivo di celebrazione constatare che l’impegno per salvarle sta crescendo fra i non sottomessi, i ribelli, gli scontenti o fra i cosiddetti poveri, che sono la maggioranza. Sanno che la guerra incessante scatenata contro di loro può privarli di sussistenza autonoma e condannarli alla miseria dipendente. Sanno anche che l’ondata devastatrice dell’avido sistema annienterà ogni impegno isolato. Per questo, organizzati per resistere, oggi trasformano la loro resistenza in lotte di liberazione. Fermi nella dignità dei propri ambiti, costruiscono catene di fiducia e solidarietà e coalizioni coi molteplici “noi” delle varie sacche di resistenza. Si costituiscono così reti di protezione che riflettono l’ampliarsi della dignità di ciascuno e delle sue relazioni con gli altri e con la natura e si trasformano passo a passo nel sostegno del mondo che stanno così re-inventando.
Le crisi hanno effetti drammatici sulla vita quotidiana, però rappresentano anche l’alba di una liberazione rivoluzionaria, che favorisce l’emancipazione dalle istanze che mutilano le libertà. Rivelano la natura e le debolezze del sistema dominante. Il capitale, ad esempio, ha più appetito che mai, ma non lo stomaco per digerire tutti quelli che vuole controllare.
L’equità e la libertà sono del tutto illusorie se la società si organizza intorno alle automobili e alle scuole e mantiene al centro della vita sociale lo sviluppo della sfera economica. Per sottrarsi alle crisi periodiche, frutto della voracità e dell’incompetenza, e ai danni causati dalla crescita economica, è giunta l’ora di proporsi la riduzione calcolata dell’economia ufficiale, ridimensionando la sfera che cresce come un cancro e favorendo l’espansione della sussistenza autonoma. Nel porre di nuovo la politica e l’etica al centro della vita sociale, subordinando ad esse l’attività economica, si sostituisce l’ossessione per la crescita economica con la visione di una società conviviale che garantisce a ciascuno libero accesso agli strumenti comunitari, il cui utilizzo vede come unica restrizione il non danneggiare la libertà di accesso degli altri.
Celebriamo la maturità tecnologica alla quale siamo arrivati. Sulla base dei mezzi tecnici attualmente disponibili tutti gli abitanti del mondo possono crearsi una vita buona, nei termini in cui in ogni luogo e in ogni cultura si definisce la buona vita. Ogni persona potrebbe avere accesso in misura sufficiente al cibo, al vestiario e all’ abitazione, se quei mezzi, alla portata di tutti e tutte, vengono impiegati in forma economicamente fattibile, socialmente giusta ed ecologicamente sensata, al di là delle ideologie fallimentari che hanno dominato il secolo XXesimo e del sistema la cui agonia semina ancora instabilità e caos.
L’ espansione della dignità è una sfida radicale ai sistemi esistenti, poiché l’autonomia creatrice scalza alla radice le strutture su cui è basata la dominazione. Le reazioni tendono ad essere violente e distruttrici e la trasformazione stessa impone sacrifici e sforzi. Sappiamo, inoltre, che rinunciare a miraggi e illusioni che offrono sicurezza e comodità e resistere alla pressione castrante del sistema non è facile. Però le difficoltà che intravediamo non ci fanno arretrare. Svegliarsi vuol dire anche recuperare la condizione umana e l’arte di soffrire, godere e morire di cui facciamo tesoro, trasformando il nostro scontento in affermazione dell’arte di vivere con dignità.
Le crisi attuali sono tutte crisi di grandi dimensioni, perché le attività economiche e politiche hanno oltrepassato la scala umana. Sono prodotto dell’arroganza e attirano il loro stesso castigo. Con la piena coscienza dei limiti naturali e sociali, al fine di combattere contro la scala oceanica delle grandi potenze nazionali e dei mercati comuni, si può costruire una rete di argini vernacolari fra loro interconnessi, entro i quali operino forme di scambio locale molto autosufficienti. In essi non potranno aver luogo le ondate devastatrici che caratterizzano gli avvenimenti odierni.
Questi argini cominciano a riflettere la misura in cui si recupera il senso della proporzione, il senso che si ha della comunità, il che rende possibile l’autonomia creatrice e la libertà e può dare alla democrazia un senso di realtà. La democrazia non può stare se non nel luogo in cui la gente sta.
La vivono e la esprimono uomini e donne comuni che definiscono liberamente, nelle loro assemblee autonome, i problemi che li riguardano.
Nominare l’ intollerabile, in un mondo che comincia a mostrarsi disperato, è già in sé la speranza. Se consideriamo qualcosa intollerabile, si deve fare qualcosa. Per questo la speranza è l’essenza dei movimenti popolari. Nel riscoprirla come forza sociale si dischiude la possibilità del cambiamento.
La speranza non deve essere vista come la convinzione che accadrà ciò che concepiamo, alla maniera delle predizioni convenzionali che generano attese illusorie. È la convinzione che qualcosa ha senso, indipendentemente da ciò che accadrà. Per questo la pura speranza risiede come prima cosa, in forma misteriosa, nella capacità di nominare l’intollerabile, una capacità che viene da lontano e rende inevitabili la politica e il coraggio che proteggono le nostre benedizioni, le coltivano e le fanno fiorire. Invece di restare in attesa o riporre la speranza in miraggi, siamo in movimento, sganciandoci a poco a poco da ciascuno dei sistemi che ci rendono schiavi e ci sminuiscono per costruire in libertà un mondo nuovo, in cui siano contenuti i molti mondi che noi siamo.
Non accettiamo di venire ridotti ad atomi di categorie astratte, pure particelle omogeneizzate che ballano al ritmo dei sistemi nei quali si vuole integrare quegli individui ossessionati dal possesso in cui il capitale cerca di trasformare tutti e tutte. Nelle nostre sacche di resistenza ci consolidiamo nell’amicizia, come malta che forma nuovi ambiti comunitari. In essi è possibile prendere le distanze dagli strumenti materiali e sociali che rendono schiavi, per organizzare in allegria la società che immaginiamo, al di là di ogni ingegneria sociale e di ogni impegno pianificatore capitalista o socialista.
È giunta l’ora di celebrare la capacità di dare alla nostra realtà di oggi la forma del domani, ben ancorata in un passato che continua ad essere fonte di ispirazione.

Sottoscritto il 5 dicembre 2007 dai partecipanti all’incontro “La convivialità nell’era dei sistemi”, organizzato in omaggio a Ivan Illich nel quinto anniversario della morte. È un manifesto aperto ad altri ed altre che condividano queste idee, comportamenti e speranze e la decisione di promuovere i cambiamenti e le proposte in esso auspicate.

Guida definitiva o quasi all’eliminazione delle limacce


COME UCCIDERE LUMACHE E LIMACCE
GUIDA DEFINITIVA

tratto da Weekend Gardener – weekendgardener.net
Monthly Web Magazine, marzo 2011

(traduzione di Mariangela Barbiero)

Introduzione

Lumache e limacce  sono state la rovina di generazioni di giardinieri. Nel tempo sono stati sviluppati  molti metodi per controllare questa appiccicosa  peste e  alcuni  funzionano meglio di altri. Il nostro obiettivo nel creare questa “Guida definitiva”  è stato  di mostrare tutte le differenti strade intraprese per eliminare lumache e limacce, o più semplicemente per controllarle, affinché possiate scegliere quale metodo o combinazione di metodi funzioni meglio per voi nel vostro particolare giardino o situazione.
I metodi di controllo non sono elencati secondo un ordine speciale, ma tutti sono organici, eccetto uno (e ne apprenderete gli inconvenienti leggendo). Tutti funzionano a  livelli variabili, ma dopo aver letto questa guida, il controllo di lumache e limacce vi  risulterà più agevole e sarete in grado di realizzarlo rapidamente e facilmente senza ulteriori problemi. Finalmente  riavrete piante sane e non sbocconcellate!

 

E per cominciare una rapida identificazione

Prima d’iniziare, diamo una rapida occhiata alla differenza tra lumache e limacce, che probabilmente è per voi evidente, ma facciamolo egualmente. E’  sempre più facile sbarazzarsi di una peste quando se ne apprendono abitudini e  ciclo vitale

Descrizione
Gli adulti sono molluschi terrestri dal corpo molle. Le lumache portano sul dorso gusci spiralati e sono lunghe da 2,5 a 4 cm. Le limacce sono lunghe da 3 a 25 mm (più lunghe quando si distendono) e  sono prive di guscio; la specie Ariolimax californicus, di color giallo banana, varia da 10 a 15 cm di lunghezza. Lumache e limacce sono per lo più  di color grigio chiaro o scuro, marrone chiaro, verde, nero, rossastro; alcune presentano macchie o disegni più scuri. Possono lasciare dietro di sé una caratteristica  scia di viscido muco. Le uova sono chiare, ovali o rotonde, e vengono deposte in masse gelatinose

Piante attaccate
Qualsiasi pianta erabcea o arbustiva di consistenza tenera.

Danni
Sia  lumache che limacce si nutrono in prevalenza di materiale vegetale in decomposizione.  Mangiano anche tessuti vegetali teneri e polposi. Producono grandi fori in foglie, gambi, frutti e persino nei bulbi. Possono distruggere completamente le plantule e provocare seri danni a giovani germogli e piantine. Le lumache, e talvolta anche le limacce, riescono ad arrampicarsi su alberi ed arbusti per cibarsi. Entrambe aumentano di numero e causano gravi danni nelle annate umide e in regioni ad alta umidità atmosferica o con alte precipitazioni piovose.

Ciclo di vita
Gli adulti depongono masse di uova in terreni umidi,  o sotto pietre e  contenitori,  tra i  detriti di giardino. Le uova si schiudono in 2 – 4 settimane. Le limacce crescono da 5 mesi a 2 anni prima di raggiungere la maturità; le lumache impiegano 2 anni per raggiungere la maturità.


Lumache

Limacce

Danni

Uova

 

1. Raccolta manuale

La raccolta manuale e l’eliminazione di lumache e limacce (schiacciandole sotto i piedi, buttandole in strada, gettandole in un secchio d’acqua salata, ecc.) funziona. Infatti  la raccolta degli adulti  prima della riproduzione migliora vistosamente la situazione dato che quelle di piccole dimensioni che vi sfuggono sono anche quelle che non fanno grossi danni.
Potete procedere di giorno, o di notte con una  pila, e raccogliere le lumache a mano, ficcandole in un contenitore di acqua saponata  dal quale non possano uscire risalendo.

 

Suggerimento: se intendete procedere in questo modo, usate  bastoncini o pinzette. Usare i guanti è poco maneggevole e a mani nude sconsigliabile a causa della bava appiccicosa difficile da eliminare. 

Nota – Una parola su sale e acqua salata: Se lo desiderate, potete sbarazzarvi delle lumache o gettarle in un secchio di acqua salata per ucciderle – ma non gettate sale direttamente  per terra in giardino, finireste per  rovinare il terreno!

2. Trappole

Citrus RindsL’obiettivo di questo metodo è di indurre lumache e limacce a uscire dalle aiole per entrare in quello che esse credono essere un porto sicuro. In realtà, è un porto che demolirete ogni giorno. Potete ottenere questo posando sul terreno:
Un’assicella piatta
Foglie di cavolo capovolte
Anelli capovolti di arancia, pompelmo o limone
Potete usare anche un vaso di coccio capovolto (il bordo dovrà essere leggermente sollevato da terra per consentire il passaggio)

Lumache e limacce strisceranno sotto questi materiali per allontanarsi dalla luce e dal calore del sole: la mattina dopo non vi resta che buttarle nella spazzatura.

Di sera collocate vasi, assicelle, foglie di cavolo e anelli in giardino,  e controllate quotidianamente. Quando trovate le piccole pesti, eliminatele e mettete nuovo materiale. Controllate le trappole e distruggete lumache e limacce ogni mattina fino a che il numero non diminuirà, in seguito controllate una volta alla settimana.

3. Birra o Miscela di Lievito & Miele

Lumache e limacce sono attratte dall’odore di birra stantia o da una miscela di lievito e miele.
beer trap
Prendete una coppa o un sottovaso e riempiteli di vecchia birra o di una miscela di lievito e miele.
Incassateli in terra di modo che il loro bordo superiore sia a livello del terreno.
Lumache e limacce entreranno nella mistura e affogheranno.

Tenete presente che questo procedimento farà morire le bestiacce solo se la trappola sarà sufficientemente profonda da non consentirgli di raggiungere la sommità e uscire. Perciò, nel caso delle limacce, usate una trappola profonda come un vasetto di  yogurt o un bicchiere di plastica, qualcosa insomma che sia troppo profondo per una limaccia da scalare, di modo che morirà annegata nella birra.

Controllate il contenitore giornalmente per assicurarvi che non vi sia caduta dentro accidentalmente una rana o qualcos’altro; svuotare e riempire di nuovo ogni due giorni.

Miscela di Lievito & Miele
Se non avete birra, un’alternativa molto efficace è quella di bollire assieme in acqua lievito e miele. Le proporzioni non sono determinanti.
Fatto questo, procedete come sopra. Incassate un piatto fino all’orlo nel terreno e riempitelo di questo intruglio. Il risultato vi sorprenderà. Lumache e limacce  vi scivoleranno dentro dritte dritte e annegheranno. Abbiamo sentito dire che anche succo di pompelmo avanzato funziona bene, ma non abbiamo mai verificato.

4Cibo secco per Cani e Gatti
Use an Upside down foil pan
Un’altra buona esca per attirare lumache e limacce lontano dalle vostre piante è il cibo secco per cani o gatti. Procedere come segue:

Prendete uno stampo per dolci in stagnola di alluminio e intagliate alcune  tacche lungo il bordo in modo che, collocato capovolto per terra, presenterà delle ‘porte’ per far entrare le bestiacce
Depositate del cibo secco per cani o gatti dove volete attirare lumache e limacce.
Coprite con lo stampo di alluminio capovolto e posatevi una pietra sopra perché non si sposti.
Il mattino successivo potrete raccogliere le lumache, metterle in un sacchetto e ficcarlo nella spazzatura.

Nota: Se nella vostra zona ci sono procioni, opossum o puzzole, verificate che non mangino il cibo, in caso contrario smettete e tentate un altro metodo.

Copper on Tree Trunk

5. Deterrenti in rame

Lumache e limacce non tollerano il rame, il cui contatto provoca loro una leggera scossa elettrica. Ottima cosa, però tenete presente che il rame crea solo  una barriera, non leucciderà ma le terrà lontano da una zona in cui non sono ancora state presenti.
Questo sistema è molto utile per aiole rialzate, alberi, contenitori, vasi di fiori e altre aree del giardino o del cortile. 

Dopo aver applicato il nastro di  rame nella zona prescelta, completate  piegando all’infuori per un paio di centimetri il bordo inferiore,  tagliuzzandolo (cfr. foto a lato e visita il sito:
www.rinconvitova.com/snail%20barr.htm
)

Nota: Con le limacce  funziona solo se il nastro o la rete di rame sono abbastanza larghi da impedire che si sollevino col corpo oltre il limite. Per lo più le strisce di rame vendute a questo scopo nelle giardinerie  non hanno dimensioni tali da  creare una barriera efficace, che richiede una larghezza da 15 a 20 cm. Le limacce più grandi e più dannose sono in grado di inarcarsi e oltrepassare la barriera senza toccare il rame. Alla bisogna,  basta collocare due strisce una vicino all’altra per essere sicuri di avere la misura giusta.
Nastro di rame
applicata a un vaso di fiori

Esempi di dove il rame funziona:

Tronchi di alberi: Applicare un nastro di rame attorno alla base.

Fioriere: Applicare attorno al vaso un nastro di rame, che impedirà alle bestiacce di attraversarla.

Per cassoni freddi o aiole rialzate
: Fissare una lamina di rame ai telai.

Banconi in serre: Fissare dei nastri di rame larghi 7,5 cm attorno ai bordi.

Ora non sarebbe fattibile mettere una barriera di rame attorno all’intero giardino, ma questo metodo è eccellente per proteggere piccoli contenitori e aiole di plantule delicate. 
Nastri e strisce di rame possono essere fissati attorno ad aiole rialzate o a piccoli contenitori, i fogli di rame si usano per avvolgere l’intero contenitore. Gli arbusti possono avvalersi di un nastro di rame sul tronco più basso.

Perché il rame sia efficace, è necessario che venga pulito periodicamente con aceto, altrimenti si ossida e non funziona.

 

Lamina di rame
utilizzata in un’aiola
Prodotto in commercio

6. Materiale ruvido

Alcuni materiali ruvidi, come gusci d’uovo, carta abrasiva, scorie e ceneri di legno, farina fossile (ossia terra di diatomee, che bisognerà sostituire quando si bagna), funzionano bene come barriere: Anche questo metodo non eliminerà lumache e limacce ma le rallenterà.

Come per il rame, un altro materiale che non amano attraversare è la carta abrasiva. Potete mettere dei collari di carta abrasiva attorno alle vostre piante, se ne avete voglia.

Ritagliate dei dischetti da fogli di carta abrasiva, o usate i dischi già pronti delle levigatrici orbitali. Fate una taglio dal bordo fino al centro di ogni disco e sistemate i collari attorno allo stelo (forzando un poco la fessura con le mani) e poi appoggiate bene i dischi di carta abrasiva sul terreno. 


Gusci d’uovo


Farina fossile

Carta abrasiva

Ducks Love Snails and Slugs

7. Predatori naturali

Opossum, polli, anatre, tartarughe, topi e alcuni uccelli, e pure serpenti, si cibano di lumache e limacce. La maggior parte di gente che ha polli e anatre difficilmente ha avuto occasione di vedere uan lumaca o una limaccia.
Ovvio che questa soluzione si applica solo a chi vive in zone rurali o in ambienti particolari.


8. Lumaca predatrice

Decollate SnailEsiste una lumaca predatrice (Rumina decollata) che si ciba di giovane lumache e potrebbe valere la pena di provare… ma potrebbero anche sbocconcellare giovani piantine.
Occorre un po’ di tempo per ottenere un gruppo stabile di lumache predatrici, ma molti giardinieri sono rimasti soddisfatti dei risultati.
Sono lumache semitropicali e non prosperano in giardini freddi o temperati, e in alcune zone dove potrebbero prosperare, sono state vietate come specie potenzialmente invasive.
Sono lumache di gradevole aspetto e quando lavorano bene in taluni giardini, dovrebbero essere incoraggiate a continuare. Se desiderate metterle alla prova, assicuratevi di non usare nessun tipo di lumachicida, chimico o organico che sia, perché colpirebbe anche loro.

9. Esche organiche (vedi nota alla fine dell’articolo)

Due delle migliori esche organiche sul mercato sono Sluggo e Escar-Go, che contengono fosfato di ferro. Sono inoffensive per gli esseri umani, per gli animali d’affezione, pesci, uccelli, insetti utili e mammiferi.

Per molti altri organismi, inclusi i lombrichi e certi coleotteri terricoli, non sono noti effetti nocivi. Potete anche usare in tutta sicurezza il fosfato di ferro in vicinanza di piante alimentari, ornamentali, sul prato, in giardino, in seSluggorra e nella coltivazione di frutti di bosco, fino al giorno setsso della raccolta.

Il fosfato di ferro è un composto organico che si trova in natura nel terreno, e se l’esca non viene ingerita dalla lumaca o dalla limaccia, si decompone e diventa un fertilizzante. Non è volatile e non si scioglie rapidamente nell’acqua, il che ne minimizza la dispersione al di là di dove è stato applicato.

Viene applicato sul terreno sotto forma di cilindretti contenenti l’esca. Quando ingeriti, il fosfato di ferro interferisce col metabolismo del calcio nell’apparato digerente talché lumache e limacce cessano immediatamente di nutrirsi e muoiono da 3 a 6 giorni più tardi.

Il fosfato di ferro è più valido dei prodotti chimici a base di metaldeide in quanto mentre quest’ultima diventa inefficace in caso di pioggia o di annaffiature, il fosfato di ferro rimane attivo, anche dopo ripetute bagnature, fino a due settimane.

Taluni possono argomentare che questi prodotti sono più cari di quelli a base di metaldeide, ma questo non è necessariamente vero. Il fosfato di ferro rimane attivo più a lungo e perciò ne occorre di meno per eliminare più lumache, dunque è più vantaggioso in termini di costo.

Il sistema più efficace è di eliminare la popolazione adulta di lumache e limacce all’inizio dell’anno, prima che depongano le uova. Così facendo non avrete lumache e limacce per il resto dell’anno, senza ulteriori applicazioni.

L’epoca migliore per un controllo a lungo termine è di trattare l’intero giardino quando l’umidità autunnale è al suo massimo. In questo modo in primavera ci saranno pochi adulti a deporre le uova. E’ utile procedere con un’altra applicazione alla fine dell’inverno o all’inizio della primavera, e di nuovo un mese dopo. Tre applicazioni all’anno e il gioco è fatto!

Come applicare il prodotto:

I prodotti a base di fosfato di ferro si applicano come le altre esche. Basta spargere i granuli sul terreno (evitando di formare mucchietti) dove vedete lumache e limacce o nei loro posti preferiti per abbuffarsi.

Se il terreno è secco, bagnatelo prima di spargere l’esca. Deve essere umido ma con poca o nulla acqua stagnante.

Non appena ingerita l’esca, lumache e limacce cessano immediatamente di nutrirsi e strisciano di nuovo sotto le piante per morire. Il fosfato di ferro è di azione più lenta rispetto alla metaldeide ma rimane attivo più a lungo sul suolo e una volta che se ne sono cibate, le bestiacce smettono di danneggiare le vostre piante, il che è lo scopo principale di tutta l’operazione.

Alcuni dati essenziali:

Sluggo e Escar-Go costituiscono un richiamo irresistibile. Ripetuti studi hanno dimostrato che lumache e limacce mangiano queste esche prima di mangiare le piante circostanti.

Il fosfato di ferro elimina lumache e limacce in tutta calma. Probabilmente non ne vedrete i cadaveri perché spesso vanno a morire in posti appartati. Ma vi renederete conto che le vostre piante non subiscono più attacchi.

Il fosfato di ferro è efficace per le zone difficili da raggiungere poiché il suo richiamo attira lumache e limacce dai loro nascondigli, cioè è efficace per qualunque zona da loro frequentata, comprese le aiole pacciamate.

L’unico essere che potrebbe essere danneggiato dall’uso del fosfato di ferro è la lumaca predatrice (Rumina decollata), descritta al punto 8. Se ne avete nel vostro giardino, non usate né questa né altre esche.



10. Esche chimiche

Esche a base di metaldeide: se usate esche a granuli fate molta attenzione, perché possono costituire unpericolo per gli animali domestici, in quanto molto simili al loro cibo. Il tipo a granuli finissimi è meno pericoloso. In ogni caso leggete bene le istruzioni in etichetta.

La metaldeide è abbastanza tossica per cui si raccomanda di non usarla in vicinanza di piante commestibili, e inoltre può essere pericolosa per cani, gatti e pesci.

Le esche a base di metaldeide hanno un’azione diversa rispetto a quelle organiche a base di fosfato di ferro e poiché abbiamo già descritto con abbondanza di dettagli come funziona il fosfato di ferro al paragrafo 9, diamo ora un’occhiata alla metaldeide.

La metaldeide disidrata lumache e limacce abbastanza rapidamente se ingeriscono il veleno. Questo va bene, ma esse possono riprendersi dall’avvelenamento in caso di pioggia o di accesso a zone umide, dove non si disidrateranno completamente e quindi non moriranno.

Per avvelenamento da metaldeide o da contatto con il sale, una limaccia può perdere metà del suo peso e restringersi a un terzo delle sue dimensioni, ma se riesce a ripararsi in un luogo umido abbastanza rapidamente, o se piove, si riprenderà.

Poiché la metaldeide da sola talvolta non è efficace come potrebbe, alcuni lumachicidi le associano il principio attivo Carbaryl per aumetarne la tossicità. Il Carbaryl ucide gli insetti utili e dovrà quindi essere usato con cautela.

Un altro svantaggio è che le esche a base di metaldeide bagnate non funzionano, ragion per cui ogni volta che annaffiate o che piove, è necessaria una nuova applicazione.

Molti prodotti chimici funzionano, tuttavia badate a come e dove applicarli.


11. Fondi di caffè

L’uso dei fondi di caffè per il controllo delle lumache attiene, pensiamo, al folklore giardiniero in quanto non abbiamo trovato che funzioni molto bene.

Se tuttavia usate questo sistema e ne avete cieca fiducia, dovete assolutamente continuare! Non ha senso che smettiate di fare qualcosa che con voi funziona.


Fondi di caffè


12. Spruzzare con acqua e aceto

Mescolate acqua e aceto in parti eguali. Noi non abbiamo mai provato, ma molti giardinieri spergiurano che spruzzando questa miscela su lumache e limacce hanno risolto i loro problemi.

Mix in Herbs


13. Repellente a base d’erbe

Si dice che mettendo menta o salvia nella pacciamatura si ottenga un buon risultato come repellente per lumache e limacce. Noi non lo abbiamo mai sperimentato, ma molti giardinieri giurano su questo metodo. Non le elimina, verosimilmente agisce come barriera.

Snail Damage


Se abbiamo omesso qualche metodo, vogliate farcelo sapere!

Abbiamo cercato di mettere tutto quanto sapevamo su repellenti, barriere e principi attivi tossici nei confronti di lumache e limacce.
Tuttavia se ci sono possibilità qui non considerate, noi accogliamo sempre volentieri i vostri commenti e suggerimenti. Contattateci nel nostro sito. Ogni informazione aggiuntiva sarà pubblicata.

Soprattutto speriamo che abbiate trovato utile e valida la nostra “Guida definitiva per lumache e limacce”.

Cari amici, ho tradotto con molto interesse questa “Guida definitiva” all’eliminazione delle lumache,
che mi pare veramente esaustiva. Per quanto riguarda l’esca organica, faccio notare che
in Italia il prodotto è commercializzato col nome di FERRAMOL®, e che è stato descritto
già anni fa in due pagine del sito, di cui vi trascrivo i link per comodità:

www.trafioriepiante.it/infogardening/ambulatorio/LumacheFerramol.htm

www.trafioriepiante.it/infogardening/ambulatorio/Ferramol.htm


COSTRUIRE UNA TORCIA A LED

Nell’articolo Guida costruzione piccolo impianto fotovoltaico abbiamo visto come fare un piccolo impianto fotovoltaico, ora vediamo come costruire una torcia/lampada a led con un esempio molto semplice, una volta capito il procedimento vi permetterà di creare lampade/torce di qualsiasi dimensione.

RESISTENZE
LED
PORTABATTERIE
ALTRO MATERIALE
SERIE O PARALLELO
CALCOLO RESITENZA
INIZIAMO I COLLEGAMENTI
ESEMPI

Vediamo i materiali necessari per costruire la nostra torcia/lampada a led:

RESISTENZE
resistenze resistore

Per creare una torcia/lampada avremo bisogno di alcune resistenze (poi vedremo come trovare la resistenza che ci serve) facilmente reperibili da un elettricista che, visto il costo molto basso, probabilmente ve ne regalerà qualcuna oppure in qualche fiera di elettronica ad ottimi prezzi.

LED
led

Si possono trovare moltissimi tipi di led, un sito veramente molto fornito e di buona qualità è www.led1.de, qui potrete comprare i led che preferite.

PORTABATTERIE

portabatterieporta batterie

Come per le resistenze i portabatterie si trovano facilmente da elettricisti o in fiere di elettronica

ALTRO MATERIALE

millefori

Per finire serviranno dei cavetti elettrici, batterie, stagno e saldatore per collegare i nostri led. Consiglio anche una millefori che ci permette di creare un lavoro più “pulito”. Tutto questo è reperibile sempre da elettricisti e fiere di elettronica.

SERIE O PARALLELO

Per il nostro esempio usiamo 3 led da 3,2V e 20mA (0,02 Ampere).

Colleghiamo i nostri led in serie o parallelo?

Se collegati in serie (+ con -) i led consumeranno sempre 0,02Ampere ma avranno una tensione di 9,6Volt (3 led x 3,2V a led=9,6 V).

Se collegati in parallelo (+ con + e – con -) i led avranno sempre la tensione a 3,2V ma consumeranno 0,06 Ampere (3 led x 0,02a a led=0,06A)

Per questo esempio li collegheremo in parallelo aumentando gli ampere visto che come alimentazione useremo delle batterie AA stilo.
Se decitete di collegarli in serie i calcoli saranno sempre gli stessi, accertatevi solo che le batterie con cui gli alimenterete abbiano un valore in Volt uguale o maggiore dei led (se per esempio collegate una batteria da 9V a 10 led da 3V collegati in serie non funzionerà, perché avrete bisogno di almeno 30V, ovviamente potrete sempre collegare anche le batterie in serie per ovviare questo problema).

Proseguiamo con il nostro esempio, avendo deciso di collegarli in parallelo (aumentando gli ampere) i 3 led hanno bisogno di 3,2volt per funzionare. Visto che in questo esempio usiamo normali pile stilo AA da 1,2 volt siamo obbligati a collegarle in serie per arrivare ai 3,2V, quindi prendiamo una portabatterie (o colleghiamo in serie con dei cavetti) e mettiamo almeno 3 batterie (3 batterie x 1,2 V a batteria = 3,6V abbastanza per alimentare i nostri Led).
In questo esempio però uso un portabatterie per 4 pile, ma alla fine i calcoli saranno i soliti.

CALCOLO RESISTENZA

Con le nostre 4 batterie collegate in serie avremo 1,2Vx4=4,8Volt erogati ai nostri led..abbastanza da farli bruciare, per questo ci servirà una resistenza.

Le resistenze hanno 2 valori Watt e Ohm.

OHM= per trovare da quanti ohm ci serve la formula è:

(Vs – Vd) / I = Ohm dove Vs è la corrente di cui disponiamo (nel nostro esempio 4 batterie in serie da 1,2V=4,8V), Vd è la corrente che ci serve (nel nostro esempio 3 led da 3,2V in parallelo=3,2V) e I sono gli ampere che consumeremo (nel nostro esempio i led consumano 0,06 A) la formula sarà così:

(4,8V – 3,2V) / 0,06 = 26,6 Ohm quindi dovremo trovare una resistenza con valore più vicino a quel valore.

WATT= ci sono resistenze da 1/8 W (0,125W) da ¼, ½, 1W, per capire quale ci servirà la formula è:

(Vs – Vd) x I = W

Nel nostro esempio i led da 3,2V e 0,06A e come alimentazione 4 batterie stilo 4,8V ecco la formula:

(4,8V – 3,2V) x 0,06A = 0,096 Watt in questo caso si potrà utilizzare una resistenza da 1/8 di Watt (va bene anche una resistenza da 1/4 di Watt o più, l’importante è non usare mai una resistanza con un “Wattaggio” inferiore).

Quindi per il nostro esempio abbiamo bisogno di 1 resistenza da 26,6ohm e 1/8 Watt, dato che le resistenze non si trovano di tutti i valori quella che si avvicina di più per il nostro esempio è questa:
resistenza

è da 27ohm 1/2Watt (c’é anche da 1/8 Watt solo che non ne avevo, così ho preso questa da 1/2 Watt)

Come per le batterie e i led anche le resistenze possono collegarsi in serie o parallelo. Se collegate in serie aumenterà il vaore ohm (OHM = R1 + R2 + R3 ………ecc.), mentre se collegate in parallelo aumenteranno i Watt ma si dimezzeranno gli ohm (nel caso volete collegare delle resistenze in parallelo usate la formula Ohm = (R1 x R2) : (R1 + R2) ).

INIZIAMO I COLLEGAMENTI

Ora colleghiamo l’uscita “+” delle batterie con il “+” dei led (l’anodo del led, o “+”, lo si riconosce dal terminale più lungo, mentre il catodo “-” è quello più corto) e colleghiamo il “-” delle batterie ad una estremità della resistenza e l’altra estremità della resistenza la colleghiamo al “-” dei led:
lampada led

In questo esempio ho usato cavi “volanti” non saldati per farvi capire meglio i collegamenti da fare.

Il cavo bianco è collegato al “-” dei led poi alla resistenza e infine al “-” delle batterie
Il cavo verde è collegato al “+” della batterie e al “+” dei led.

torcia ledlampada ledtorcia led

Potrete anche collegare un piccolo interruttore molto facilmente, nello stesso modo che avete collegato la resistenza. Tra il “+” delle batterie e il “+” dei led mettete l’interruttore.

interruttorelampada led

Se mettete la resistenza sul cavo “+” e l’interruttore sul “-” non cambierà niente. Potrete anche tenere sulla stessa linea sia l’interruttore che la resistenza:

torcia led

Il principio è questo, ora potrete sbizzarrirvi con tutte le vostre idee, facendo solo attenzione alle formule cambiando i nostri valori di esempio con quello che vorrete andare a fare.

ESEMPI

Ecco un pochino di cose che ho fatto, solo per darvi un’idea, ma vi prego non fate caso alla mia scarsissima abilità artistica!

lampade torce ledlampade torce ledlampade torce ledlampade torce ledlampade torce ledlampade torce led

Fonte: http://www.planetinfo.info/energie-alternative/233-costruire-una-torcia-a-led.html

 

GUIDA COSTRUZIONE PICCOLO IMPIANTO FOTOVOLTAICO

Di seguito vi descriverò come costruirsi un piccolo impianto solare per accendere una/due lampada/e per qualche ora.

 

Forse potrebbe interessarvi anche l’articolo Costruire una Torcia a Led

 

Vi potrebbe essere utile per una cantina, una baracca o qualsiasi altro locale di cui non necessita una luce accesa per molte ore, inoltre, se non arriva corrente al locale possiamo evitare di fare allacciamenti alla corrente elettrica, tirare fili o altro.

 

I componenti principali di cui abbiamo bisogno sono 4 e di facile reperibilità.

 

1 – Un regolatore di carica da 12/24V (quello nella foto è da 12A, significa che può supportare una corrente in entrata dai pannelli solari al massimo di 12A, per il nostro impianto + che sufficiente, andrebbe bene anche uno da 5A)

regolatore di carica

2 – Delle batterie, per il nostro esempio prendiamo una batteria da 12V 7A

batterie 12v

3 – Ovviamente dei pannelli solari, per il nostro esempio una pannellino da 5W è sufficiente

pannelli solari 5w

4 – Un inverter, quello nella foto è da 500W ma per il nostro esempio può andar benissimo anche uno meno potente

inverter 500w

Totale spesa (indicativamente)

Pannello 5W 35€

Regolatore di carica 35€

Batteria 7A 15€

Inverter 35€

Totale 120€

A questo totale dovremo aggiungere le spese per un po’ di filo elettrico (se già non l’abbiamo in casa), un paio di lampade a basso consumo (tipo da 10W) da 220v con il loro portalampade per collegarle all’inverter oppure se preferiamo possiamo utilizzare direttamente le lampade a 12v e collegarle direttamente alle batterie/regolatore di carica senza bisogno dell’inverter.

Se non sapete dove reperire questo materiale potete provare a guardare su www.ilportaledelsole.it oppure su www.fieradellelettronica.it e vedere sul calendario, presente sul sito, quando è la fiera più vicina a voi.

Ora passiamo alla realizzazione del nostro impianto, ecco un piccolo schema semplice semplice di come potrebbe essere il nostro impianto

schema

La realizzazione del progetto è molto facile ma ve la spiegherò passo passo.

Prendiamo i nostri pannelli e mettiamoli rivolti verso sud (se possibile) o dove riescono a prendere più ore possibile di luce durante l’arco della giornata. I pannelli sopportano tranquillamente qualche intemperie, comunque chiedete sempre dove li comprate se possono stare all’aperto. Se è possibile metteteli ugualmente sotto un tetto di certo non gli farà male.

Una volta fissati prendiamo i due fili che escono dal pannello, positivo (+) e negativo (-), non dovrete far altro che collegarli all’entrata del regolatore di carica (quella con il disegno dei pannelli solari).

Prendete la batteria e fate lo stesso, praticamente collegati i due fili alle due entrate del regolatore di carica dove c’è disegnata la batteria.

Ora le batterie si caricheranno e una volta cariche il regolatore staccherà la corrente in automatico per evitare di danneggiare le batterie.

Adesso potete prendere l’inverter ma lo dovrete collegare direttamente alla batteria perché non c’è bisogno di collegarlo al regolatore, infatti anche l’inverter stacca l’erogazione di elettricità in caso di scarsa corrente per evitare il danneggiamento della batteria, proprio come il regolatore di carica.

All’inverter potremo attaccare qualsiasi cosa, infatti porta la corrente da 12v delle batterie a 220v (come quella di casa), dobbiamo solo far attenzione alla potenza massima che l’inverter potrà erogare. Per esempio un inverter da 300 watt potrà accendere un bel po’ di lampadine da 20W ma non un phon…visto che generalmente sono intorno a una potenza di 1500-2000W.

Inoltre tenete conto che una batteria da 12v 7a è poco potente e quindi se attaccate un inverter da 2000w con un phon attaccato non durerà a lungo la corrente…comunque una pagina con un po’ di formule la metterò al più presto, controllate il menù in alto a sinistra.

Ora il lavoro è fatto ma se vogliamo possiamo evitare l’acquisto dell’inverter e attaccare delle luci a 12v al regolatore di carica nello spazio rimasto, quello con disegnato le luci. Mi raccomando però di collegare luci da 12v altrimenti non funzioneranno.

Un gentilissimo lettore (M.B.) che ringrazio nuovamente mi ha ricordato che sono in commercio ottime lampade a 12v da soli 3W molto luminose e abbastanza economiche, intorno ai 9€, inoltre consumando così poco possono essere utilizzate tranquillamente in alternativa alle classiche luci a basso consumo che solitamente sono di circa 15/20 W, se facciamo un piccolo conto 15w diviso 3w ci accorgiamo che quello consumato da una singola lampada a basso consumo equivale a 5 lampade a led. Se vi interessano qui potete trovarle http://stores.ebay.it/innovatech99/FARETTI-LED-/_i.html?_fsub=2318228017&_sid=1000088957&_trksid=p4634.c0.m322 o se volete potete costruirle voi comprando i led da qui: http://www.led1.de/shop/index.php?cName=samsung-led-c-227&xploidID=440895ae4a14333407372f6aad04cf51

Nessuno comunque vi obbliga ad usare solo l’inverter o le lampade a 12v collegate al regolatore. Potete collegare tutto senza problemi…batterie permettendo.

Potete aumentare la capacità delle batterie semplicemente collegandole in parallelo (+ con il + e – con il -) in tal modo aumenterete gli ampere (per es. se collego in parallelo 2 batterie da 7A avrò 7×2=14A) in pratica la quantità di corrente, ma tenete conto che più ampere vuol dire anche avere bisogno di maggiore potenza dei pannelli (anche per queste cose su come calcolare quali pannelli per quali batterie metterò una pagina, voi controllate il menù in alto a sinistra).

Lo stesso, come le batterie, lo potete fare con i pannelli, infatti se li collegate in parallelo aumenteranno gli ampere prodotti. Diversamente se li collegherete in serie (+ con – e – con il +) aumenteranno i volt

Esempio se avete 2 pannelli da 0,5 ampere e li collegate insieme avrete 1A prodotto.

Bene il grosso è fatto.

Se avete dubbi o consigli mandatemi pure una e-mail.

QUALE PANNELLO SOLARE

attenzione, questa sezione è solo per darvi un’idea, considerate che con il passare del tempo queste tecnologie subiranno grandi variazioni.

 

I pannelli solari possono essere:

 

– in silicio monocristallino

– in silicio policristallino

– o thin film chiamato anche amorfo

 

Vediamo i pregi e difetti di questi tre tipi di pannelli

 

SILICIO MONOCRISTALLINO

Pannello Monocristallino significa che ogni cella è formata da un singolo cristallo di silicio.

PRO

– E’ il pannello che presenta il miglior rendimento per mq

– Occupa meno spazio rispetto agli altri tipi di pannelli, ideale per chi ha uno spazio di posa limitato

CONTRO

– Prezzo elevato

 

 

SILICIO POLICRISTALLINO

Pannello Policristallino (chiamato anche multicristallino) significa che ogni cella è formata da un insieme di più cristalli di silicio, vengono realizzati partendo dal silicio riciclato. Questa minor purezza è la causa di un rendimento inferiore. Per farvi un esempio per avere la stessa potenza rispetto al monocristallino devono occupare il 10% circa di spazio in più.

 

PRO

– Costano meno rispetto al monocristallino

CONTRO

– Occupano più spazio

 

THIN FILM O AMORFO

In questo caso si parla di modul, sono formati da uno strato sottilissimo di silicio cristallino applicato su una lastra di vetro.

 

PRO

– Sono flessibili

– A temperature molto alte rendono meglio rispetto ai modelli precedenti

– In condizioni di basso irraggiamento (tipo nebbia o nuvoloso) rendono meglio rispetto ai modelli precedenti

 

CONTRO

– Prezzo elevato, costano circa come il monocristallino

– Rendono la metà del monocristallino eccetto nelle condizioni che ho riportato nei pregi

Ora sta a voi scegliere quale pannello solare è adatto alle vostre esigenze.

Per finire vi riporto alcune formule che potrebbero tornarvi utili

 

FORMULE UTILI

Calcolare la potenza in Watt di una batteria:

V x A = W

Per esempio se abbiamo una batteria da 12V 7A i W saranno 12×7=84W, questo vuol dire che la batteria potrà erogare 84W per un’ora poi sarà scarica.

 

Calcolare quanti Ampere eroga il nostro pannello:

V / W = A

Per esempio se abbiamo un pannello da 12V 5W gli ampere saranno 5W / 12V = 0,416A

 


Calcolare quanto tempo impiega un pannello per caricare una batteria:

Ipotizziamo di avere la nostra batteria da 12V 7A, cioè 84W e un pannello da 5W. La formula sarà la seguente

Wbatteria / Wpannello=Ore di carica necessarie

84W / 5W = 16,8 ore

ovviamente le ore sono intese mentre il pannello è al massimo carico, questo vuol dire che se c’è nuvolo le ore necessarie per la carica saranno notevolmente maggiori.

Possiamo anche fare questo calcolo con gli ampere. Prendiamo i due esempi precedenti, abbiamo un pannello che eroga 0,416Ah (Ah significa ampere ora) e una batteria da 7A quindi usiamo questa formula:

Abatteria / Apannello = ore di carica necessaria

7A / 0,416A = 16,8 ore

 

Calcolare quanto tempo può una batteria tenere accesa una lampadina:

Wbatteria / Wlampadina = ore di accensione

Prendiamo sempre la nostra batteria di esempio da 84W e una lampadina a basso consumo da 20W come esempio, ecco la formula:

84W / 20W = 4,2 ore di accensione e poi la nostra batteria sarà scarica

 

Calcolare quale resistenza mettere:

V / A = Ohm (resistenza)

Ma la cosa migliore in caso di tensioni basse (tipo se state facendo delle lampade a led) è questa:

(Vs – Vd) / I = Ohm dove Vs è la corrente di cui disponiamo (per esempio una batteria da 9V), Vd è la corrente che consumeremo (per esempio un led che di solito consuma di 3V) e I sono gli ampere che consumeremo (per esempio ammettiamo che il nostro led consuma 0,02 A) la formula sarà così:

(9V – 3V) / 0,02 = 300 Ohm quindi dovremo trovare una resistenza con valore più vicino al 300.

 

Calcolare la potenza della resistenza:

Le resistenze oltre al valore in Ohm, sono caratterizzate anche dalla potenza in watt, si trovano resistenze da 1/8 di W (0,125W) da ¼, ½, 1W, quindi come calcolare di quale resistenza avremo bisogno? Ecco come faremo:

(Vs – Vd) x I = W

Ipotizziamo di avere un led da 3V e 0,02A e come alimentazione una batteria da 9V ecco la formula:

(9V – 3V) x 0,02A = 0,12 W in questo caso si potrà utilizzare una resistenza da 1/8 di Watt

Fonte: http://www.planetinfo.info/energie-alternative/3-guida-costruzione-piccolo-impianto-fotovoltaico.html

L’acqua dall’aria. Stagni di rugiada.

Potrebbe essere un bell’esperimento. Sono gli stagni di rugiada. Servono per lo più in zone più aride della nostra. Ma si potrebbe provare, magari in piccolo. Giusto per vedere se funzionano e per raccogliere un pò di acqua in più rispetto a quella piovana.

Inizio riprendendo un articolo apparso sulla rivista Popular Science del settembre 1922. Il link al numero della rivista è il seguente: http://www.popsci.com/archive-viewer?id=6CgDAAAAMBAJ&pg=57&query=1922%20september. A pagina 55 si trova il breve trafiletto che parla del “pozzo di rugiada” di Russell. Brevemente traduco l’articolo anche se la figura nella rivista spiega da sola molto di più.

“Sulla base del principio di portare aria carica di umidità a contatto con le superfici a terra più fredde rinchiuse da argini, è stato recentemente inventato da S.B. Russel di Gosmore (Hitchin, Inghilterra) uno “stagno di rugiada” per la formazione di condensa e lo stoccaggio di umidità atmosferica. […].Un serbatoio di circa 10 mt. quadrati raccoglierà circa 90.800 litri d’acqua all’anno, con una media di 450 litri al giorno durante i caldi mesi estivi e 180 litri al giorno per il resto dell’anno… Lo stagno di Russel è costituito da una cisterna in cemento di circa 1,5 mt di profondità, con un tetto in cemento in pendenza, sopra il quale è un recinto protettivo di lamiera ondulata che aiuta a raccogliere e condensare il vapore sul tetto e previene l’evaporazione dal vento. Il pavimento della cisterna è a filo con il terreno, mentre tutto intorno ai lati vengono posti cumuli di terra in pendenza che arrivano fino al tetto della cisterna. L’umidità sgocciola nel serbatoio dalla parte bassa del tetto mantenendo il tetto a una temperatura inferiore a quella atmosferica, assicurando così la condensazione continua. A un lato del serbatoio, sotto terra, è costruito un pozzo in cemento. Per mezzo di un galleggiante, questo pozzo è mantenuto automaticamente pieno di acqua prelevata dal serbatoio.”

Russell non è il primo a pensare di utilizzare l’acqua di condensa sia per l’agricoltura che per i bisogni umani. Fin dall’antichità si sono utilizzate queste forme di stoccaggio dell’acqua. Se si spulcia in rete si trovano notizie dei pozzi ad aria di Teodosia (500 a.C.) o degli antichi stagni di rugiada del Sussex Downs delle colline di Mariborough e del Wiltshire. Più recenti sono le invenzioni di pozzi ad aria di Achille Knapen (1930), Leon Chaptal (1929) e Calice Courneya (1982).

Per ora lasciamo ad altri le cisterne di cemento o le montagne di sassi di calcare. Noi dovremo iniziare i nostri primi esperimenti cercando di capire come portare l’aria al punto di rugiada. L’aria contiene vapore acqueo. Un aumento di temperatura può far contenere all’aria un quantitativo maggiore di vapore acqueo. Mentre un abbassamento di temperatura ne riduce la quantità, fino a raggiungere il punto di rugiada, condizione in cui il vapore acqueo si separa in forma d’acqua.

Per ottenere le condizioni su scritte occorre che ci siano questi scambi di temperature in modo che l’aria calda si raffreddi e ceda il vapore acqueo in forma di acqua. Gli stagni di rugiada funzionano proprio in questo modo: c’è un fondo impermeabile e isolato dal terreno. E’ impermeabile in modo da raccogliere l’acqua che si forma e che non fa in tempo a evaporare. E’ isolato perché la sua temperatura differisce               da quella del terreno che durante il giorno accumula più calore. Durante la notte il terreno irraggia calore. L’aria calda si raffredda a contatto con il fondo dello stagno fino a giungere al punto di rugiada.

Per iniziare perciò potremmo fare un bello strato di paglia, abbastanza esteso. Metterci sopra un telo di nylon* che faccia una conca centrale e… aspettare l’acqua.

* Nell’antichità usavano l’argilla come fondo dello stagno e in effetti potremmo seguire il loro buon esempio…

Semi di canapa: proprieta’, usi e dove trovarli

Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/9442-semi-di-canapa-usi-proprieta

semi di canapa cover

I semi di canapa rappresentano un alimento naturale selezionato a partire da speciali sementi autorizzate di Canapa Sativa alimentare. I semi di canapa sono rinomati soprattutto per via del loro particolare valore nutrizionale.

Essi sono infatti considerati un alimento completo dal punto di vista del contenuto di aminoacidi e benefico per il loro apporto di vitamine e di minerali all’interno dell’alimentazione umana.

Proprieta’ dei semi di canapa

I semi di canapa sono composti per un quarto da elementi proteici, in una combinazione unica rispetto a gran parte degli alimenti vegetali. Essi contengono infatti tutti gli aminoacidi essenziali per la sintesi delle proteine. Gli aminoacidi rappresentano gli elementi a partire dai quali il nostro organismo è in grado di produrre le proteine necessarie al proprio funzionamento. Per questo motivo, i semi di canapa sono considerati come un alimento completo dal punto di vista proteico. Gli 8 aminoacidi essenziali che essi contengono sono: leucina, isoleucina, fenilalanina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina.

Essi contribuiscono al rafforzamento del sistema immunitario del corpo umano e la loro frazione lipidica contiene circa per il 75% acidi grassi polinsaturi essenziali, come l’acido llinolenico, linoleico e alfalinoleico. Si tratta di acidi grassi polinsaturi considerati essenziali per il funzionamento dei muscoli, dei recettori nervosi e di numerose ghiandole presenti nel nostro organismo. Nei semi di canapa, gli acidi grassi omega3 ed omega6 sono presenti secondo un rapporto proporzionale ritenuto ottimale e utile per la regolazione delle attività metaboliche dell’organismo.

Non è da sottovalutare il contenuto vitaminico dei semi di canapa, che vede, in particolare, la presenza di vitamina E, adatta a svolgere una importante azione antiossidante, oltre che di sali minerali, come potassio, magnesio e calcio. I semi di canapa sono considerati come un alimento adatto alla prevenzione di colesterolo alto, asma, sinusite, artrosi, tracheite e malattie legate all’apparato cardiocircolatorio, per via del loro particolare contenuto nutrizionale. Sono inoltre considerati come un alimento adatto a proteggere ghiandole, muscoli e sistema nervoso.

Come usare i semi di canapa

semi di canapa

I semi di canapa possono essere consumati crudi e considerati come una sorta di integratore alimentare di origine completamente naturale. Il loro utilizzo più semplice ne prevede l’aggiunta come condimento o ingrediente vero e proprio a piatti come insalate, macedonie e muesli per la colazione o la merenda. Possono essere inoltre utilizzati nella decorazione dei dessert, nella preparazione del pane, dei grissini o di altre pietanze calde, tenendo conto però che il loro valore nutrizionale viene mantenuto intatto soltanto quando essi sono crudi. A crudo possono inoltre essere utilizzati come ingrediente aggiuntivo nella preparazione dei frullati.

Vi sono ulteriori impieghi che riguardano i semi di canapa. Essi vengono infatti macinati finemente per ottenere la relativa farina, vengono utilizzati nella preparazione di latte di semi di canapa, ma anche del tofu di canapa, una variante del tofu classico, a base di fagioli di soia gialla, oltre che di seitan ai semi di canapa.

I semi di canapa vengono inoltre utilizzati nella preparazione dell’olio di canapa. Si tratta di una tipologia di olio da utilizzare a crudo nel condimento delle pietanze. L’olio di semi di canapa mantiene le proprietà dei semi stessi, risultando altrettanto ricco di acidi grassi essenziali. L’olio di semi di canapa viene spremuto a freddo affinché le sue proprietà non vadano perdute. Esso viene utilizzato in ambito alimentare e risulta molto gradevole grazie al suo sapore di nocciola, proprio dei semi di canapa stessi, ma può essere impiegato anche in ambito cosmetico, per il nutrimento della pelle e per effettuare dei massaggi.

Dove trovare i semi di canapa

E’ possibile reperire in commercio semi di canapa di origine biologica sia integrali che decorticati. I semi di canapa possono essere acquistati nelle erboristerie, nei negozi di prodotti biologici e di alimentazione naturale, oppure online. I semi di canapa in vendita in Italia sono selezionati da specie di Canapa Sativa adatte all’alimentazione umana. Attraverso i medesimi canali di vendita, è possibile reperire in commercio dell’olio di semi di canapa biologico e spremuto a freddo. E’ inoltre possibile trovare in vendita del tofu di canapa, con il nome di Hemp-Fu, oltre che una bevanda a base di semi di canapa, chiamata Hemp Drink.

Sia i semi di canapa che l’olio di canapa dovrebbero essere conservati in frigorifero per preservarne le proprietà nutritive e per evitarne l’irrancidimento.

Ortica: i mille benefici e come utilizzarla al meglio

Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/alimentazione-a-salute/8488-ortica-benefici-usi

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L’ortica (Urtica dioica) è una pianta erbacea diffusa sia in oriente che in occidente, nota per il potere irritante dei peli che ne ricoprono le foglie e i fusti. Meno conosciute sono però le sue proprietà benefiche e curative, che la rendono un’efficace pianta medicinale, particolarmente utilizzata in erboristeria. Non bisogna inoltre dimenticare che l’ortica può essere utilizzata in cucina nella preparazione di gustose pietanze.

L’ortica può essere facilmente raccolta utilizzando un paio di guanti, per evitare irritazioni. La sua presenza può essere individuata lungo sentieri di montagna o di campagna. Per usi curativi ed alimentari è bene raccogliere l’ortica in zone collocate lontane dal traffico cittadino. Una volta cotte o essiccate, le foglie di ortica perdono la loro caratteristica irritante e risultano così completamente innocue al tatto.

L’ortica è particolarmente ricca di potassio, fosforo, ferro, vitamina A, vitamina C, calcio e potassio. I suoi impieghi curativi e culinari erano già noti in Grecia fin dall’antichità, quando, per tradizione, l’ortica doveva essere raccolta prima del sopraggiungere della primavera. Le foglie di ortica contengono buone quantità di rame e di zinco, che rendono il suo consumo indicato a coloro che desiderano rinforzare unghie e capelli.

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La sua ricchezza di oligoelementi la rende una pianta dalla proprietà rimineralizzanti, adatta ad essere consumata da parte di coloro che soffrono di artrite e di malattie di tipo reumatico.

E’ considerata come un vero e proprio toccasana per le donne che vanno incontro alla menopausa e ad una conseguente riduzione della massa ossea, dovuta a perdita di calcio. L’ortica ne è infatti una tra le possibili fonti vegetali, oltre a semi di sesamo, mandorle e broccoli.

Il consumo di ortica è inoltre utile a tutti coloro che soffrono di anemia o carenza di ferro, con particolare riferimento alle donne in età fertile. All’ortica sono attribuite proprietà emostatiche e antidiabetiche. L’assunzione di ortica viene consigliata per favorire la regolarità intestinale ed in caso di episodi di dissenteria.

Chi non ha la fortuna di poter raccogliere ed essiccare dell’ortica da utilizzare al momento del bisogno, potrà trovare in vendita in erboristeria sia foglie che radici già essiccate, da impiegare, ad esempio, per la preparazione di tisane e di decotti. Esistono inoltre preparazioni fitoterapiche sotto forma di capsule o di tinture, da acquistare dietro consiglio del medico o dell’erborista a seconda delle proprie necessità.

Una tintura casalinga a base di ortica, utile con l’arrivo dell’autunno, può essere preparata lasciando a macerare 10 grammi di foglie essiccate in 100 grammi di alcol per liquori, con l’aggiunta di 30 millilitri d’acqua. E’ necessario utilizzare un flacone o una bottiglia di vetro scuro, da lasciare riposare al buio per dieci giorni. In seguito la tintura potrà essere utilizzata nella quantità di poche gocce per effettuare un massaggio del cuoio capelluto, al fine di rinforzare i capelli e di provare a prevenirne la caduta stagionale.

Le sommità floreali essiccate di ortica possono essere utilizzate per la preparazione di un infuso utile per coloro che soffrono di carenza di ferro, a cui nello stesso tempo è possibile consigliare un aumento del consumo di spinaci e di legumi, accompagnati da fonti di vitamina C, come carote, kiwi, agrumi e spremute d’arancia. Per la preparazione dell’infuso è sufficiente lasciare riposare un cucchiaino di fiori essiccati di ortica in un bicchiere contenente 250 ml di acqua bollente. L’infuso dovrà essere filtrato e lasciato intiepidire prima di procedere al consumo.

ortica tisana

Nelle preparazioni di cucina è sufficiente sbollentare le foglie di ortica per pochi minuti, per poterle in seguito sminuzzare ed utilizzare come ingrediente per la normale preparazione di risotti, minestroni, zuppe, vellutate e torte salate. Le foglie di ortica lasciate intere possono essere impiegate per la preparazione di piccoli involtini, da riempire, ad esempio, con dell’orzo lessato. Insieme a patate lessate schiacciate e erbe aromatiche, le foglie d’ortica tritate possono costituire il ripieno per degli ottimi ravioli caserecci.

Usi alternativi dell’ortica

Gli impieghi dell’ortica non si limitano però agli usi culinari e per il benessere. Essa viene infatti utilizzata come materiale di partenza in campo tessile, per la realizzazione di una stoffa intessuta, chiamata ramia o ramiè, simile alla canapa o al lino. Dall’ortica si ottiene una fibra vegetale bianca e sottile, che in Cina veniva utilizzata molto prima della diffusione del cotone.

L’ortica è anche una pianta tintoria, adatta a colorare le stoffe. Le sue foglie tingono di verde, mentre le radici regalano ai tessuti un colore giallo. Piante tintorie come l’ortica possono essere utilizzate per tingere stoffe naturali (non sintetiche) portandole ad ebollizione insieme al tessuto che si desidera colorare e lasciando riposare il tutto per alcune ore, fino ad ottenere la tonalità desiderata. Per fissare il colore, le stoffe potranno in seguito essere immerse in una soluzione composta da quattro parti d’acqua e da una parte di acero bianco.

Marta Albè

40 fiori da mangiare

 

L’uso in cucina dei fiori risale a migliaia di anni fa, dalla civiltà cinese a quella romana alla greca. Molte culture usano queste meraviglie della natura nelle loro ricette tradizionali, pensiamo ai fiori di zucca utilizzati da noi italiani o ai petali di rosa nelle preparazioni indiane.

Aggiungere fiori nei nostri piatti può essere un buon metodo per dare colore, sapore e fantasia. Alcuni sono speziati, altri erbacei, altri fragranti ecc.

Spesso vengono utilizzati in insalate, te, come guarnizione soprattutto di dessert o nei cocktail, ma l’uso creativo non ha limiti. Prima di vedere quali sono i 40 fiori da usare in cucina, alcune raccomandazioni. Perché per quanto possano avere un aspetto amabile, mangiare fiori potrebbe essere… mortale! Niente panico, però bisogna adottare alcune precauzioni nel consumarli in perfetta sicurezza.

Ecco le raccomandazioni: a) mangia fiori che sai essere commestibili, nel dubbio consulta un libro specializzato a riguardo b) mangia fiori che hai coltivato tu stesso. Quelli che provengono dal fiorista sono trattati con agenti chimici e pesticidi, dopotutto sono venduti come ornamento per finire in un vaso non in un piatto c) non utilizzare fiori colti per strada o nei giardini pubblici. Anche questi molto probabilmente sono stati trattati con sostanze per noi tossiche d) mangia solo i petali: rimuovi pistilli e i gambi e) se soffri di allergie, utilizza i fiori in cucina gradualmente.

 

Dall’allium alla viola

 

Allium – Tutti  fiori della famiglia dell’allium (porri, erba cipollina, aglio…) sono edibili e gustosi! Anzi, ogni parte di queste piante è commestibile

http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/aglio.htm

 

 

Aneto – Fiori gialli dal sapore molto simile all’erba.

http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/aneto.htm

 

 

Angelica – A seconda della varietà, i fiori vanno dal lavanda/blu al rosa acceso. Il sapore ricorda la liquirizia

 http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/arcangelica.htm

 

Basilico – I fiori di questa pianta sono disponibili in una varietà di colori, dal bianco al rosa al blu. Il sapore è simile alle foglie, ma più debole

 http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/basilico.htm

Borragine – Di una bella tonalità blu, il fiore sa di cetriolo!

 http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/borragine.htm

Calendula – Da utilizzare in cucina assolutamente. Il gusto è piccante, sapido, pepato. Il colore dorato aggiunge un tocco di lusso a qualsiasi piatto

 http://www.agraria.org/coltivazioniforestali/erbe/erbemedicinali17.htm

Camomilla – Ricorda la margherita. I fiori hanno un sapore dolce e vengono spesso utilizzati negli infusi, che ve lo dico a fare. Ma l’aroma è da sfruttare anche per le vostre ricette

 http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/camomilla.htm

Cerfoglio – I fiori dal gusto delicato con una nota di anice

Il cerfoglio è simile al prezzemolo, ma di dimensioni maggiori, ottimo per accompagnare piatti di pesce, o da utilizzare tritato assieme al formaggio.

 

Cicoria – L’amarognolo della cicoria è più accentuato nei petali e boccioli. Messi in salamoia sono ottimi.

 http://www.agraria.org/coltivazioniforestali/erbe/erbemedicinali09.htm

Citrus (arancio, limone, lime, pompelmo…) – I fiori sono dolci e molto profumati. Da utilizzare con parsimonia o il sapore nel vostro piatto sarà coperto.

 

Coriandolo – Come le foglie, o lo si ama o lo si odia (io lo odio): i fiori ne condividono il sapore erbaceo. Da utilizzare freschi: scaldandoli perdono il loro fascino

http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/coriandolo.htm

 

Crisantemo – Un pò amaro, la varietà di colori è un arcobaleno. Il sapore va dal piccante al pungente

 

Dente di leone o Tarassaco– I boccioli si possono mettere sottaceto. La salsa di fiori di tarassaco (il nome meno comune di dente di leone) è ottima con la pasta

 http://www.agraria.org/coltivazioniforestali/erbe/erbemedicinali10.htm

Finocchio – I fiori gialli sono una delizia per gli occhi con un sottile sapore di liquirizia

http://www.agraria.org/coltivazionierbacee/aromatiche/finocchioselvatico.htm

Fiordaliso – Erbaceo nel sapore, i petali sono commestibili. Da evitare il gambo amaro

 

Fiori di zucca – Gli utilizzi nella cucina italiana sono innumerevoli. Rimuovere sempre gli stami

 

Fuchsia – Da guarnizione, niente più

 

Garofano – I petali sono dolci e aroma profumato

 

Gelsomino – Questi fiori superfragranti vengono utilizzati nel te, ma si possono usare anche nei dolci

 

Girasole – I petali sono commestibili e il germoglio può essere cotto a vapore, come il carciofo

 

Gladiolo – Anche se il sapore è debole, possono essere farciti, o i loro petali per ingentilire un’insalata

 

Ibisco – Notoriamente utilizzato nel te, il sapore è vivace. In una crostata di mirtilli può essere il tocco in più (da usare con parsimonia)

 

Impatiens – Graziose piante da appartamento per l’abbondanza di fiori. In cucina limitiamoci ad utilizzarne i petali come decorazione

 

Issopo anice – Sia il fiore che le foglie hanno un sottile gusto di anice o liquirizia

 

Lavanda – Dolce, speziato e profumato, un tocco in più in piatti salati e dolci. A Marsiglia fanno un biscotto tipico all’aroma di lavanda, le “navette”

 

Lilla – Odore pungente, ma l’aroma agrumato è da sfruttare

 

Malvarosa – I fiori sono appariscenti per una decorazione giocosa. Il sapore… niente di che

 

Margherita – A sapore, i petali non sono il massimo, ma l’aspetto è fantastico!

 

Menta – Sorpresa! I fiori sanno di menta…

 

Monarda – I suoi fiori rossi hanno il sapore di menta

 

Nasturzio – Uno dei fiori commestibili più popolari. Brillantemente colorato con sapore dolce con una punta di peperoncino. Potete farcire i fiori, aggiungere nelle insalate ecc.

 

Ravanello – Di diversi colori, i fiori hanno un distinto sapore pepato

 

Rosa – I petali hanno un sapore profumato ideale in bevande, dolci e marmellate. Il sapore è più pronunciato nelle varietà più scure

 

Rosmarino – I fiori sono di un sapore più moderato rispetto alla pianta; utilizzatelo per guarnire piatti

 

Rucola – I suoi fiori sono piccoli e neri al centro, con un sapore pepato molto più accentuato delle foglie comunemente utilizzate

 

Salvia – Sapore simile a quello delle foglie, ma più delicato

 

Trifoglio – Qualora non troviate un quadrifoglio da tenere nel portafogli, usate i fiori del trifoglio per la loro dolcezza con note di liquirizia

 

Verbena odorosa –I fiori bianchi hanno sentore di limone. Ottimo il te e nei dolci

 

Viola – Adorabile e deliziosa, ha un sapore delicato di menta. Ideale per insalate, pasta, piatti a base di frutta e bibite

 

Ci fermiamo a 40, ma potrebbero essere molti di più. Hai dei suggerimenti? Scrivilo a commento qui sotto!

 

Luca Bernardini – l.bernardini@slowfood.it

Fonte: http://www.slowfood.it/sloweb/af92fead076c0c4d1d0081be6a687259/sloweb