Il significato di decrescita

Nel 2012 a Venezia ci sarà la terza conferenza internazionale sulla decrescita…

Ma pensandoci ognuno di noi ha un concetto differente in testa:

decrescita per me fa molto autosufficenza, fa molto distacco, fa molto baratto, fa molto ritorno a comunità autonome, dove lo stato non c’è o non serve, fa molto anarchia…

Ecco io vedo la decrescita come una favolosa conquista della libertà. Libertà da un condizionamento sociale, da una gabbia spirale guadagno-consumo.

Ecco con la decrescita noi ci ritiriamo in comunità per sperimentare un mondo diverso, con principi diversi e tempi diversi…

Ma tutto questo fino a quando e quanto sarà permesso? Fino a quando lo stato accetterà questa forma di anarchia?

Secondo me meglio essere in pochi, non farsi notare, viaggiare sotto coperta …

E su questo mi chiedo. Che senso ha una conferenza? Dove si vuole andare a parare?

 

Il significato di no-global

Per molti anni ho pensato che i no-global fossero degli stupidi poco attenti al vero unico futuro, la globalizzazione. L’unica possibile alternativa economica. Mi sbagliavo e di grosso.

Per produrre un caloria di cibo oggi ne servono nove di petrolio. Oggi nel nostro mercato abbiamo beni che provengono da ogni parte del mondo. L’unico possibile modello è il profitto, l’unico possibile mezzo è il consumo, l’aumento costante di consumo.
E per consumare, per arrivare ad avere quell’auto, quella casa, quello status siamo disposti a lavorare 12 ore al giorno. Ci hanno formattato il cervello trasformandoci in automi inculcandoci finti valori. Eh si perchè il single consuma molto di più di una famiglia, ha molte più finte necessità costruite.
Ma in questo modo abbiamo perso di vista tutto. Gli affetti, i figli, per chi disgraziatamente ne ha avuti, vengono cresciuti da asili nido fino alle sei di sera, baby sitters, nonni, tv, videogames … il nostro compagno/compagna che svanisce perchè non fa più parte dei nostri interessi, noi unici al centro del mondo ( o così ci fanno credere).

Ma se il consumo si ferma perchè siamo al collasso?

Perchè un bene provieniente da un paese con un salario sul lavoro inferiore, con tasse inferiori può essere commercializzato senza compensazioni alla dogana? E’ questo il libero mercato? Ma chi ne guadagna realmente? Siamo sicuri che cambiare i vestiti ogni stagione pagandoli poco sia giusto? E se comprassimo vestiti più costosi fatti interamente in Italia e li tenessimo alcune stagioni? Cosa cambierebbe?
Mai sentito parlare di decrescita?

Da Wikipedia:

La decrescita è un concetto socioeconomico, secondo il quale la crescita economica – intesa come accrescimento costante di uno solo degli indicatori economici possibili, il Prodotto Interno Lordo (PIL) – non porta ad un maggior benessere e nemmeno ad un aumento delle probabilità di sopravvivenza degli organismi conosciuti. Questa idea è in completo contrasto con il senso comune corrente, che pone l’aumento del livello di vita rappresentato dall’aumento del PIL come obiettivo di ogni società moderna.
L’aggettivo sostenibile allude alla proposta di organizzarsi collettivamente in modo che la diminuzione della produzione di merci non costituisca riduzione dei livelli di civiltà, ed anzi risulti sostenibile da un punto di vista ecologico, sociale e civile.
L’assunto principale è che le risorse naturali sono limitate e quindi non si può immaginare un sistema votato ad una crescita infinita. Il miglioramento delle condizioni di vita deve quindi essere ottenuto senza aumentare il consumo ma attraverso altre strade. Proprio per la costruzione di queste vie sono impegnati numerosi intellettuali, al seguito dei quali si sono formati movimenti spesso non coordinati fra loro, ma con l’unico fine di cambiare il paradigma dominante della necessità di aumentare i consumi per dare benessere alla popolazione. Un esempio di questi gruppi sono i gruppi d’acquisto solidale (GAS) o gli ecovillaggi. Il principale esponente di questa corrente è Serge Latouche…

E se invece di lavorare 12 ore al giorno facessimo part-time? E ci facessimo bastare i soldi? Quanti acquisti sono realmente necessari? Quanti acquisti potremo posticipare? Potremo riappropriarci dell’unica cosa che realmente abbiamo. IL TEMPO. Potremo coltivare interessi, frequentare persone, costruire comunità, stare con la nostra famiglia, coltivare un piccolo orto ( anche sul balcone) un nuovo mondo davanti a noi. Potremo ricominciare a sorridere ed essere felici, perchè nessun consumo porterà mai alla felicità, ma solo ad altri consumi. Invece costruire una relazione serena, sincera, di comunione, permetterà al nostro cuore la felicità.

E se invece di acquistare beni provenienti dalla Cina o da qualsiasi altro posto sperduto li acquistassimo a chilometro zero?
Continua…

Riflessione

In questi giorni ricchi di ogni ben di Dio, riflettevo su alcune questioni….

in primis guardando il nostro mondo dal di fuori mi sembra che siamo come le galline in un allevamento intensivo. Il sistema, o meglio i pochi (10%) che hanno accumulato il 50% della ricchezza, ci fanno credere che l’unico modo di essere felici è spendere e comprare. Che per l’economia sarebbe un disastro se noi non continuassimo a spendere …. Lavora consuma e poi muori ….

Ma se ci fermassimo? se ci accontentassimo? se puntassimo ad una decrescita consapevole?

Posso tentare di capire che limitarsi possa essere un sacrificio. Tutti nel nostro piccolo siamo schiavi di qualcosa o diamo per scontato un bene o un servizio, una comodità…. ma personalmente mi sento una gallina….

Mi sembra che le persone siano state inserite in un percorso dove ciò che conta è solo lo spendere, il divertirsi e se uno non ci riesce rimane frustrato e guarda con invidia quelli che vanno 10 giorni al caldo …. beati loro …

in secondo luogo le galline devono fare meno legami possibili tra di loro…. il meglio è lasciarle single nella propria gabbia. Eh si perchè le relazioni, le comunità producono sinergie, i beni possono essere scambiati, le necessità parzialmente soddisfatte, l’infelicità e la costante ricerca della effimera felicità nel consumo drasticamente diminuita.

Ecco che allora i modelli che vengono passati, a cui ispirarci ed ispirare i bambini portano sempre di più verso l’annullamento della coscienza e della consapevolezza, verso la frenesia della corsa infinita per fare cosa poi? per consumare di più … per permettersi l’auto più bella, la casa più bella, il vestito più bello, la scarpa firmata, il viaggio esotico ma rigorosamente in villaggio valtour….

Non ci rendiamo conto che la vita è passata e siamo rimasti con un pugno di mosche.

Oggi

Scritto il 30/11… Oggi è anche il mio compleanno. 45 anni. 45 anni per trovare una direzione che mi soddisfi. Alcuni la cercano tutta la vita.

Il giorno del proprio compleanno si fanno sempre dei bilanci.

45 anni per arrivare alla consapevolezza di quello che mi fa stare bene, mi fa sentire me stesso. Non è il possesso materiale, ne il denaro, ne il potere, è l’equilibrio.

L’essere in grado di costruire un’esistenza in equilibrio con l’ambiente, dentro e fuori me stesso.

Puntiamo ai 46.

Io sono qui

Dopo 4 anni dall’aver pensato il progetto ho aggiunto un altro tassello.

Ora ho un rustico. Isolato. In montagna. Selvaggio. In una contrada dove non ci vive nessuno. Con un bosco.

Ora posso iniziare.

Tutto si è concretizzato in Luglio di quest’anno. Dopo aver comprato la casa ho deciso. Avrei iniziato il  progetto di decrescita, che tenevo chiuso nel cassetto della memoria da 4 anni.

Lontano dal caos. Con la permacultura. Con chi mi vorrà seguire.

In questo blog raccoglierò la mia esperienza di transizione.