Aquaponic System

Si tratta di un’applicazione pratica nata una ventina d’anni fa, un ibrido che coniuga l’acquacoltura, ovvero l’allevamento ittico, e l’idroponica, ovvero la coltivazione di piante in acqua.

L’acquaponica rende inutili il filtro per l’acqua e il fertilizzante per la piante, trasformando l’impianto in un mini-ecosistema autosufficiente in cui i rifiuti vengono riciclati dalle radici, che filtrano così al contempo l’acqua.

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Materiali edili ecosostenibili, la fibra di legno

Nel campo dei materiali isolanti, in questi anni, sta avvenendo un massiccio movimento per la ricerca di materiali edili ecologici e sani. La lana di vetro e la lana di roccia, che sono stati a lungo utilizzati, sono stati etichettati come tossici (per via delle loro polveri sottili che sono state considerate cancerogene). Uno dei materiali che soddisfano queste condizioni, ma che è anche un ottimo isolante è lafibra di legno e le migliori imprese edili si stanno organizzando. Continue reading

Come riutilizzare e riciclare i fondi di caffè

La bratta del caffè sembra uno scarto così umile, invece nasconde un piccolo tesoro a costo zero!

I fondi di caffè sono una vera miniera d’oro per casa e bellezza, ci sono tanti modi per riutilizzarli, anche se usate le cialde basta aprirle, recuperare la bratta e tenerla da parte per l’occorrenza.

1. fertilizzare e arricchire il compostaggio

Direttamente nella terra delle piante (sia in vaso che in giardino) una volta al mese arricchisce il substrato di importanti sostanze nutritive. Nel composter è un attivatore naturale che migliorerà ed accelererà la formazione di un ottimo compost (benissimo anche i fondi di the!).

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Autoproduzione detersivo lavastoviglie e piatti.

– Un frullatore

– Tre Limoni

– 200 ml di aceto

– 400 ml acqua

– 200 gr di sale fino.

Spremere i limoni  e mettere il liquido nel frullatore. Togliere il residuo interno dei limoni tenendo la parte bianca e la buccia. Tagliare a striscioline e metterlo nel frullatore assieme all’aceto e al sale e creare una poltiglia.

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Industria del pollame – Riflessioni

Il consumatore medio si e’ talmente allontanato dall’agricoltura da non rendersi piu conto che il prezzo che paga per il cibo non puo coprirne neppure una parte dei costi di produzione.
Nemmeno con tutti gli aiuti possibili.
Uova vendute a meno di un centesimo , grano a 13 euro quintale, latte a 90 cent litro,carne a 15 euro, prosciutto a 6 euro significano metodi di allevamento demenziali, crudeli, orribili.
Per dirne una, il toast del bar all’angolo contiene un prosciutto che costa 2 euro al kg e una mozzarella che costa 90 centesimi al kg. Il pane da toast viene imballato imbevuto di alcool per conservarlo senza muffe. Non servono altri commenti credo.

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qui sta tutto il mio pensiero economico politico

 

 

 

lunedì 14 novembre 2011 ( di Pecora Assassina)


Monti, euro, crisi, BCE, commissione trilaterale, ritorno alla lira
Una piccola rassegna stampa per approfondire l'articolo su Monti;
ovviamente per leggere gli articoli in versione integrale fate click sui
link sottostanti.

Da Tre-Monti ad un Monti: il Calvario

All’ombra della Goldman Sachs
Quasi tutti gli uomini interessati da queste mega speculazioni, sono
legati a doppia mandata a banche d’affari internazionali come per
esempio l’anglo-ebraica Goldman Sachs.
Nomi come Mario Draghi (vice Presidente Internazionale della Goldman per
l’Europa), Romano Prodi (advisor), Gianni Letta (l’ex sottosegretario
alla presidenza del governo Berlusconi è advisor di Goldman[4]) e lo
stesso Mario Monti…
All’ombra della massoneria
I personaggi che contano non si incontrano solo a bordo dei panfili
reali, ma anche in riunioni supersegrete come quelle del Gruppo
Bilderberg.
Nel 2004 il Gruppo si è riunito a Stresa, lungo le rive del Lago
Maggiore, e ha visto la partecipazione di nomi quali Franco Bernabè,
Mario Draghi, Mario Monti, Tommaso Padoa Schioppa (scomparso di
recente), Riccardo Passera, Paolo Scaroni, Marco Tronchetti Provera e
altri.
Negli anni successivi, a parte qualche nome nuovo, a questi meeting
figurano sempre gli stessi..
Attualmente nel Comitato centrale del potente gruppo lobbistico,
figurano tra gli italiani: Franco Bernabé (Telecom Italia spa) e
l'attuale capo del governo italiano Mario Monti (Presidente Bocconi).
Il Gruppo Bilderberg nasce nel 1952, ma viene ufficializzato nel giugno
del 1954, quando un ristretto gruppo di vip dell’epoca si riunisce
all’hotel Bilderberg di Oosterbeek, in Olanda. Da quel momento le
riunioni si sono svolte una o due volte all’anno, nel più totale
riserbo. I primi incontri si sono svolti esclusivamente nei paesi
europei, ma dall’inizio degli anni ’60 anche negli Usa. Si tratta di una
delle associazioni più controverse dei nostri tempi, accusata di
decidere i destini del mondo a porte chiuse. Nessuna parola di quanto
viene detto nel corso degli incontri è (quasi) mai trapelata.

Il programma di Monti era pronto da 4 mesi

“Monti e’ un’ancora che il Quirinale ha inventato. E’ da quattro mesi
che si prepara. Il programma e’ gia’ pronto ma nessuno ha avuto il
coraggio di dirlo a Silvio Berlusconi’. Ad affermarlo e’ l’economista
Giacomo Vaciago intervenendo al convegno organizzato dall’Associazione
Koine.
Nel rapporto “The Crisis of Democracy“, della Commissione Trilaterale di
cui sia Mario Monti che Lucas Papademos (banchiere proposto per il
governo tecnico greco) fanno parte (uno tra i tanti club “di ispirazione
massonica ultraliberista statunitense”, per dirla alla Odifreddi su
Repubblica.it, ma senza dimenticare il Bilderberg, l’Aspen Institute e
tutti quei posti dove una certa èlite, da Monti a Tremonti a Draghi,
discute amabilmente di strategie politiche ignorando che le sedi
preposte esistono e si chiamano istituzioni) viene detto a chiare
lettere che un eccesso di democraziaparalizza gli USA e gli stati
dell’Europa dell’est. E si sottolinea che:

    ” Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di
un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato [prima
degli anni ’60; nda] ogni società democratica ha avuto una popolazione
di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla
politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno
dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene “

L'antropologa Ida Magli: "L'Europa nelle mani dei banchieri: torniamo
alla lira e riprendiamoci la sovranità"

In un editoriale sul Giornale lei dice che l’Italia farebbe bene a
uscire dall’euro. Ma non crede che, come dice l’economista Mario Comana
in una nostra intervista, le conseguenze sarebbero devastanti?
 
"Le conseguenze dell'ingresso nell'euro sono state 'devastanti', ma
nessun economista se n'è preoccupato tanto che per l'Italia la gestione
dell'ingresso nell'euro è stata condotta da un economista come Prodi e
da un banchiere come Ciampi. La perdita del potere d'acquisto (calcolata
proprio in questi giorni da Milano Finanza, ma che tutti i cittadini
italiani hanno sperimentato immediatamente) è stata del 100% con
l'ingresso nell'euro; con il ritorno alla lira sarà certamente forte ma
nulla in confronto alla perdita della sovranità e dell'indipendenza di
una nazione che aveva tanto sofferto, tanto combattuto per
conquistarle".

 La trilaterale acquisisce l'Europa

La Grecia ha sostituito il suo primo ministro, dopo che questi aveva
avuto il coraggio di dire che avrebbe sottoposto un ulteriore ciclo di
severe misure di austerità ad un referendum. Il nuovo  PM del paese è
Lucas Papademos, ex vicepresidente della BCE e della banca centrale
della Grecia, e membro (JP Morgan Chase/Exxon) della potente Commissione
Trilaterale di David Rockefeller.
Per quanto riguarda l'Italia, al posto di Silvio Berlusconi hanno
ottenuto l'ex commissario europeo Mario Monti, che guarda caso è
presidente europeo della Commissione Trilaterale.
Ogni volta che sentiamo parlare di "crisi del debito sovrano" - sia in
Messico nel 1997, Brasile nel 1999, nella mia nativa Argentina nel
2001/2, o oggi in Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Irlanda e (presto)
nel Regno Unito, Francia, o negli Stati Uniti - quello che significa
veramente è che i governi non riescono a riscuotere sufficienti entrate
fiscali dal loro popolo per pagare interessi e capitale sul debito che è
in gran parte nelle mani di istituti di private banking.
Penetrando nella Neolingua Orwelliana* dei media, questo significa che
il popolo di Grecia, Italia e Argentina devono pagare per gli errori dei
banchieri e dei governi corrotti, sopportando aumento delle tasse,
disoccupazione, bassi salari e pensioni, e un deterioramento della
sanità pubblica, istruzione e infrastrutture.
Così, ogni volta che c'è una crisi del debito pubblico, "Noi il Popolo"
dobbiamo pagare per questo.
Tuttavia, quando nel settembre 2008 una crisi del debito privato è
esplosa a causa della truffa dei derivati ​​che ha affondato Lehman
Brothers, Merrill Lynch, AIG e molte altre istituzioni private, gli
Stati Uniti e altri governi sono intervenuti in soccorso dei banchieri,
fornendo salvataggi per le banche "troppo grandi per
fallire" (espressione neolinguistica che sta per troppo potenti per
fallire). Hanno salvato istituzioni del calibro di Citicorp, Bank of
America, JPMorgan Chase, Goldman Sachs con .... denaro del contribuente
(TARP), e attraverso l'(iper)inflazione, da parte della FED, del dollaro
USA (conosciuto in Neolingua come "Quantitative Easing I, II e III"), il
che significa trasferire un pezzo enorme del costo di quei salvataggi al
Resto del Mondo, utilizzando il dollaro come valuta globale.
Quindi, di nuovo, indipendentemente dal fatto che la crisi del debito
sia pubblica o privata, siamo sempre "Noi il Popolo" a pagare perché,
secondo il sistema attuale, tutti gli utili vengono privatizzati e tutte
le perdite vengono socializzate.
Ma torniamo ai signori Monti e Papademos. Siedono nella Commissione
Trilaterale insieme a centinaia di presidenti e amministratori delegati
aziendali, come Ana Botin (Banca Banesto/Santander, Spagna), Peter
Sutherland (Goldman Sachs/BP, Gran Bretagna), Michel David-Weill (Banca
Lazard, Francia), Jurgen Fitschen (Deutsche Bank, Germania), Stephen
Green (Hsbc, UK), Nigel Higgins (Rothschild Group, Gran Bretagna), Lord
Guthrie (NM Rothschild, Regno Unito), Klaus-Peter Müller (Commerzbank,
Germania), Dieter Rampl (UniCredito, Italia), Otto Ruding (Citicorp
Europa), Lord Simon of Highbury (Morgan Stanley, Regno Unito), Emilio
Ybarra (BBVA, Spagna), Robert Kelly (Bank of NY Mellon) Lord Brittan
(UBS, UK), Robert Zoellick (Banca Mondiale), oltre a Timothy Geithner,
Henry Kissinger e molti, molti altri ...
Infatti, la Commissione Trilaterale si coordina con il potente Council
on Foreign Relations (New York), Chatham House (Londra) e molti altri
think-tank, formando un'intricata rete globale di potenti intermediari
privati, che riunisce i principali attori della finanza, dell'industria,
dei media, del governo, del mondo accademico, dell'intelligence e
militari, che gestiscono il sistema globale odierno con particolare
attenzione ai loro interessi, e chiaramente non a quelli di "Noi il
Popolo".
Non c'è dubbio che i signori Papademos e Monti faranno tutto il
necessario per assicurare che l'Italia e la Grecia non siano
inadempienti rispetto ai loro debiti - ma piuttosto che i loro popoli
sopportino tutte le difficoltà, subiscano tutto il dolore, e facciano
tutti i sacrifici, in modo che i banchieri più importanti seduti nella
trilaterale possano ottenere indietro i loro soldi. Quelli che non
avrebbero mai dovuto fare prestiti a Grecia e Italia (e Argentina e
Portogallo ...) come hanno fatto.
Adrian Salbuchi è un analista polico

Questa e' la realta', e chi mi dice ancora che sono complottista vive
nel mondo dei puffi

Stufe in muratura (kachelofen)

La stufa in muratura refrattaria e terra cruda risale al 1500, anche se ovviamente nelle epoche successive furono apportati miglioramenti sia tecnici che estetici. Il suo impiego si estese fino al periodo industriale, epoca in cui la stufa in muratura venne gradualmente sostituita da altre forme di riscaldamento ritenute più moderne. Negli ultimi anni ´70 queste stufe erano state del tutto abbandonate e si contavano sulle dita gli artigiani fumisti in grado di costruirle.

Solo negli ultimi anni, si è registrato un vero e proprio “rinascimento” per questo tipo di stufe, una rivalutazione dovuta sia alla crisi petrolifera, sia alla crescita della coscienza ecologica. La caratteristica più evidente di queste stufe è infatti il basso consumo di legna (generalmente non superiore ai 15 kG/giorno), associata alla piacevole sensazione di essere circondati da un calore sano ad un tasso di umidità equilibrato (intorno al 50%).
Inoltre il legante utilizzato, la cosiddetta “terra cruda”, è un impasto del tutto naturale, a base di argilla con aggiunta di sabbia e limo: il tipo di legame assicurato dall’argilla é esclusivamente meccanico e non chimico, come nel caso della calce o del cemento.

 

Materiali di costruzione, riscaldamento e vantaggi ecologici.
La stufa viene costruita con mattoni refrattari appoggiati su una malta di sabbia ed argilla. In genere, in questo tipo di stufe, la camera di combustione é realizzata senza griglia, in quanto il fuoco va acceso direttamente su un piano ricoperto di speciali lastre refrattarie, resistenti al calore.
Sempre con mattoni refrattari sono costruiti i condotti per i fumi, realizzati in maniera tale da convogliare i fumi ad elevata temperatura nei cosiddetti “giri di

fumo”. Si tratta di percorsi a saliscendi che hanno la funzione di aumentare la cessione di calore da parte dei fumi alla stufa. Se realizzata in maniera corretta la “canalizzazione” del fumo può scaldare efficacemente i locali retrostanti la stufa e quelli situati nel piano superiore. Tutto questo mantenendo un unico fuoco!

 

Per questo motivo, nella fase di progettazione è importante porre particolare attenzione alla canna fumaria, la cui struttura deve garantire un abbattimento di pressione inferiore a 12 Pascal (circa 0,12 mbar); ciò per avere una combustione priva di sostanze tossiche e capace di raggiungere temperature nel ordine dei 1000 – 1100 °C.
A questo punto i fumi così surriscaldati circolano nel condotto murato e perdono calore sino a raggiungere in uscita la temperatura di circa 150 °C. Il calore perso lungo il tragitto viene accumulato nella muratura e restituito all’ambiente da riscaldare, sotto forma di irraggiamento, in maniera lenta e graduale, così da avere nelle pareti esterne della stufa, temperature massime attorno ai 70 °C che possono aumentare sino ai 100 – 110 °C nella zona immediatamente attorno al focolare. Tutto questo, senza nessun rischio di ustione per chi viene a contatto con le pareti della stufa, proprio grazie alle particolari caratteristiche dei materiali utilizzati; infatti a contatto con la pelle le superfici si raffreddano e la conducibilità calorica nell’ordine di tempo risulta molto bassa.
Il riscaldamento per irraggiamento, che in queste stufe raggiunge circa l’80%, assicura una piacevole sensazione di calore, grazie alla temperatura dell’aria meno elevata rispetto al riscaldamento per convezione, aumentando nel contempo le temperature delle pareti circostanti. Anche l’umidità relativa dell’atmosfera dei locali si mantiene su livelli di benessere (40-50 %).
La resa di una stufa in muratura può variare tra gli 800 e i 1000 W per metro quadrato di superficie riscaldante; queste differenze si ottengono variando gli spessori delle pareti dei condotti e del bruciatore. Si distingue così una costruzione “pesante” (13/15 cm di spessore), media (10/11 cm) e leggera (7/8 cm). Il consumo giornaliero di legna va dai 10 ai 15 kg per una volumetria riscaldata di 150/200 m3, considerando una zona climatica media.
Oltre ai vantaggi per la salute la stufa in muratura rappresenta uno dei sistemi di riscaldamento che più rispettano l’ambiente e si integra con esso; tutto ciò per diversi motivi:
-Il basso consumo di legna permette un equilibrato utilizzo della biomassa boschiva.
-Praticamente non si contribuisce all’inquinamento dell’aria: questo genere di combustione immette nell’aria soprattutto CO 2 (la stessa che la pianta ha accumulato durante la sua crescita e che rilascerebbe comunque con il processo di decomposizione naturale nel bosco), e meno di 0,2 % di azoto ossigenato e alogeno-idrocarburi.
-L’unico materiale residuo è costituito dalla cenere di legna che viene reintegrata nel terreno (rendendolo più basico) e anche nell’orto apportando soprattutto potassio.
-Se si possiede un piccolo appezzamento di bosco o si può comprare la legna in loco si può accorciare notevolmente la filiera dell’approvigionamento dei materiali necessari per il riscaldamento; con una casa termoautonoma, o parzialmente tale, non si utilizzano grosse infrastrutture come gasdotti o sistemi di stoccaggio di gpl.
-Non si utilizzano combustibili fossili ma si utilizza una materia prima vegetale rinnovabile.

 I pregi e l’estetica

La stufa in muratura si può scegliere per diversi motivi: per i vantaggi di natura ecologica, per il risparmio energetico ed economico o per il maggior benessere assicurato dal sistema di riscaldamento per irraggiamento. A differenza di sistemi di riscaldamento convenzionale (termosifoni), con l’irraggiamento, il calore non viene trasportato dall’aria, ma arriva al corpo sotto forma di radiazioni infrarosse, assicurando una piacevole sensazione di calore anche a temperature di 2-3 °C inferiori. Inoltre, evitando grandi spostamenti d’aria, le particelle di polvere non vengono messe in circolazione negli ambienti, con notevole vantaggio per la salute (specialmente per i bambini e per le persone allergiche).
Inoltre, la stufa in terra cruda presenta un notevole pregio anche dal punto di vista estetico, tanto da consentirne l’inserimento nelle varie tipologie d´abitazione. Essendo costruita “sul posto”, la stufa può essere realizzata nella forma che si desidera, senza creare un’impressione di “fuori luogo”. Il rivestimento, in questo tipo di stufe, svolge una funzione essenziale. Infatti sia le forme che l’intonaco e le rifiniture possono essere accordati ai gusti più diversi: muratura a vista, intonaco murale premiscelato, intonaco in terra cruda o rivestimento in maiolica o pietra lavica.
Il combustibile migliore per questo tipo di stufa è la legna da ardere non trattata, stagionata all’aria (coperta) per 2 anni, di lunghezza adeguata alla misura della camera di combustione e di diametro inferiore ai 10 cm (i tronchetti tondi vanno spaccati). Possono essere utilizzati anche tronchetti pressati di solo legno (senza colle, resine ecc.), ma in questo caso bisogna fare particolare attenzione a non caricare troppo la stufa, perché questi ultimi “crescono” in combustione.
Da evitare sono invece rifiuti domestici, plastica, olio, legno incollato, trattato, compensato e truciolato! Questi materiali, oltre a rischiare di danneggiare la stufa, inquinano l’ambiente e sono un pericolo per gli abitanti della casa!

Il costo
Il prezzo varia a seconda della grandezza della stufa, dell’ambiente da riscaldare e del tipo di rifiniture richieste, si va da un prezzo base di circa 2500 euro (per una stufa di medie dimensioni) fino a 9000 euro per una stufa super accessoriata, realizzata su più piani, con uno scambiatore per il riscaldamento dell’acqua sanitaria, rivestita parzialmente con ceramica ecc. In genere, gli artigiani più competenti seguono l’intero: dal sopraluogo, alla progettazione tecnica e architettonica, fino alla realizzazione della stufa e al rodaggio. In qualche caso, alcuni artigiani forniscono un progetto ben dettagliato per l’autocostruzione. Per la costruzione vera e propria, occorre circa una settimana (per una stufa di medie dimensioni), più qualche giorno per la rifinitura, quasi sempre necessaria dopo il “rodaggio”.

Consigli per l’uso
L´accensione della stufa deve essere effettuata possibilmente senza carta, utilizzando una tavoletta accendifuoco (possibilmente ecologica) o solamente legna spaccata fine a cui successivamente si aggiunge legna più grossa (non oltre 9-11 cm di diametro) ben asciutta e stagionata.
L’afflusso d’aria necessaria per la combustione deve essere mantenuto tramite l’apertura totale dello sportello di carico durante la combustione. E una volta che la legna è completamente trasformata in brace, tale afflusso viene interrotto chiudendo lo sportello. Il calore così accumulato permette alla stufa di mantenersi calda anche per 24 ore. Una combustione così completa produce quantità di residui (ceneri) molto scarsi, che vengono asportati mediamente 1-2 volte al mese avendo l’accortezza di mantenere sulle lastre della camera di combustione uno strato di circa 2 cm di cenere per favorire il mantenimento delle braci.
Il rendimento nella fase di accensione raggiunge valori del 60% arrivando a oltre il 90% a combustione a “regime”. Il perché di tale rese si può ricercare nelle elevate temperature di combustione che producono fenomeni di distillazione dei fumi tali da produrre gas che, dopo i primi 20 minuti dall’accensione, bruciano comportandosi come combustibili gassosi. In sostanza è come se avvenisse una seconda combustione ad elevata temperatura, tale da ridurre le emissioni inquinanti e aumentare il grado d’efficienza della stufa.
La prima accensione della stufa va fatta con la minima carica di legna e ripetuta per almeno due volte al giorno per circa 8 – 10 giorni. Dopo questo periodo di rodaggio si può aumentare la quantità di legna, fino ad arrivare alla massima carica. Per ottenere una combustione completa è consigliabile eseguire l’accatastamento della legna con cura, assicurandosi di lasciare il passaggio dell’aria.
Durante la combustione, lo sportello (o la presa d’aria con uno sportello di vetro) deve rimanere completamente aperto. Al termine della combustione (quando, dopo 1-2 ore, rimane solo la brace,) viene chiuso ermeticamente lo sportello o la presa d’aria, in modo da mantenere tutto il calore accumulato nella massa della stufa.
Manutenzione
Una volta al mese, la stufa va ripulita dalla cenere, lasciando uno strato di circa 1-2 cm per agevolare la prossima accensione e mantenere la brace più a lungo. Poi ogni 2–5 anni, secondo l’uso, vanno puliti con un “aspiratutto” e una spazzola in ferro i tiraggi e le canne fumarie con un diametro di 10 – 15 cm. Dopodiché vanno risigillate le bocchette con un po’ di argilla.
La superficie della stufa dopo alcuni anni può essere ripassata con una terra colorata a pennello (intonaco fine d’argilla) o nel caso possono essere reimbiancati (è necessario effettuare i lavori sulla stufa calda). Se l’intonaco della stufa si dovesse crepare, a causa di un surriscaldamento o altro, queste crepe possono essere chiuse con un impasto d’argilla (intonaco fine) sulla stufa calda.

Fonte: http://coopdulcamara.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=90&Itemid=86

 

Possible consequences of peak oil

Possible consequences of peak oil

Further information: Hirsch Report and Malthusian catastrophe

The wide use of fossil fuels has been one of the most important stimuli of economic growth and prosperity since the industrial revolution, allowing humans to participate in takedown, or the consumption of energy at a greater rate than it is being replaced. Some believe that when oil production decreases, human culture, and modern technological society will be forced to change drastically. The impact of peak oil will depend heavily on the rate of decline and the development and adoption of effective alternatives. If alternatives are not forthcoming, the products produced with oil(including fertilizers, detergents, solvents, adhesives, and most plastics) would become scarce and expensive.

In 2005, the United States Department of Energy published a report titled Peaking of World Oil Production: Impacts, Mitigation, & Risk Management.[118] Known as the Hirsch report, it stated, “The peaking of world oil production presents the U.S. and the world with an unprecedented risk management problem. As peaking is approached, liquid fuel prices and price volatility will increase dramatically, and, without timely mitigation, the economic, social, and political costs will be unprecedented. Viable mitigation options exist on both the supply and demand sides, but to have substantial impact, they must be initiated more than a decade in advance of peaking.”

High oil prices

[edit]Historical oil prices

New York Mercantile Exchange prices for West Texas Intermediate 1996 – 2009

Long-term oil prices, 1861-2008 (top line adjusted for inflation).

The oil price historically was comparatively low until the 1973 oil crisis and the 1979 energy crisis when it increased more than tenfold during that six year timeframe. Even though the oil price dropped significantly in the following years, it has never come back to the previous levels. After almost fifteen years of relative stability, the oil price began to increase again during the 2000s until it hit historical heights of $143 per barrel (2007 inflation adjusted dollars) on 30 June 2008.[119] As these prices were well above those that caused the 1973 and 1979 energy crises, they have contributed to fears of an economic recession similar to that of the early 1980s.[12] These fears were not without a basis, since the high oil prices began having an effect on the economies, as, for example, indicated by gasoline consumption drop of 0.5% in the first two months of 2008 in the United States.[120] compared to a drop of .4% total in 2007.[121]

It is agreed that the main reason for the price spike in 2005-2008 was strong demand pressure. For example, global consumption of oil rose from 30 billion barrels (4.8×109 m3) in 2004 to 31 billion in 2005. The consumption rates were far above new discoveries in the period, which had fallen to only eight billion barrels of new oil reserves in new accumulations in 2004.[122]

Oil price increases were partially fueled by reports that petroleum production is at[4][5][6] or near full capacity.[8][123][124] In June 2005, OPEC admitted that they would ‘struggle’ to pump enough oil to meet pricing pressures for the fourth quarter of that year.[125] The decline in the U.S. dollar against other significant currencies from 2007 to 2008 is also cited as a significant reason for the oil price increases,[126] as the dollar lost approximately 14% of its value against the Euro from May 2007 to May 2008.

Besides supply and demand pressures, at times security related factors may have contributed to increases in prices,[124] including the War on Terror, missile launches in North Korea,[127] the Crisis between Israel and Lebanon,[128] nuclear brinkmanshipbetween the U.S. and Iran,[129] and reports from the U.S. Department of Energy and others showing a decline in petroleum reserves.[130]

[edit]Effects of rising oil prices

Main article: Effects of oil price

World consumption of primary energy by energy type interawatts (TW), 1965-2005.[131]

In the past, the price of oil has led to economic recessions, such as the 1973 and 1979 energy crises. The effect the price of oil has on an economy is known as a price shock. In many European countries, which have high taxes on fuels, such price shocks could potentially be mitigated somewhat by temporarily or permanently suspending the taxes as fuel costs rise.[132] This method of softening price shocks is less useful in countries with much lower gas taxes, such as the United States.

Some economists predict that a substitution effect will spur demand for alternate energy sources, such as coal or liquefied natural gas. This substitution can only be temporary, as coal and natural gas are finite resources as well.

Prior to the run-up in fuel prices, many motorists opted for larger, less fuel-efficient sport utility vehicles and full-sized pickups in the United States, Canada, and other countries. This trend has been reversing due to sustained high prices of fuel. The September 2005 sales data for all vehicle vendors indicated SUV sales dropped while small cars sales increased. Hybrid and diesel vehicles are also gaining in popularity.[133]

In 2008, a report by Cambridge Energy Research Associates stated that 2007 had been the year of peak gasoline usage in the United States, and that record energy prices would cause an “enduring shift” in energy consumption practices.[134] According to the report, in April gas consumption had been lower than a year before for the sixth straight month, suggesting 2008 would be the first year U.S. gasoline usage declined in 17 years. The total miles driven in the U.S. peaked in 2006.[135]

The Export Land Model states that after peak oil petroleum exporting countries will be forced to reduce their exports more quickly than their production decreases because of internal demand growth. Countries that rely on imported petroleum will therefore be affected earlier and more dramatically than exporting countries.[136] Mexico is already in this situation. Internal consumption grew by 5.9% in 2006 in the five biggest exporting countries, and their exports declined by over 3%. It was estimated that by 2010 internal demand would decrease worldwide exports by 2,500,000 barrels per day (400,000 m3/d).[137]

Canadian economist Jeff Rubin has stated that high oil prices will likely result in increased consumption in developed countries through partial manufacturing de-globalisation of trade. Manufacturing production would move closer to the end consumer to minimise transportation network costs, and therefore a demand decoupling from Gross Domestic Product would occur. Higher oil prices would lead to increased freighting costs and consequently, the manufacturing industry would move back to the developed countries since freight costs would outweigh the current economic wage advantage of developing countries.[138][139]

Economic research carried out by the International Monetary Fund puts overall price elasticity of demand for oil at -0.025 short term and -0.093 long term. [140]

Long-term effects on lifestyle

A majority of Americans live in suburbs, a type of low-density settlement designed around universal personal automobile use. Commentators such as James Howard Kunstler argue that because over 90% of transportation in the U.S. relies on oil, the suburbs’ reliance on the automobile is an unsustainable living arrangement. Peak oil would leave many Americans unable to afford petroleum based fuel for their cars, and force them to use bicycles or electric vehicles. Additional options include telecommuting, moving to rural areas, or moving to higher density areas, where walking and public transportation are more viable options. In the latter two cases, suburbia may become the “slums of the future.”[141][142] The issues of petroleum supply and demand is also a concern for growing cities in developing countries (where urban areas are expected to absorb most of the world’s projected 2.3 billion population increase by 2050). Stressing the energy component of future development plans is seen as an important goal.[143]

Methods that have been suggested[144] for mitigating these urban and suburban issues include the use of non-petroleum vehicles such as electric cars, battery electric vehicles, transit-oriented development, Car-free Cities, bicycles, new trains, new pedestrianism, smart growth, shared space,urban consolidation, urban villages, and New Urbanism.

An extensive 2009 report by the United States National Research Council of the Academy of Sciences, commissioned by the United States Congress, stated six main findings.[145] First, that compact development is likely to reduce “Vehicle Miles Traveled” (VMT) throughout the country. Second, that doubling residential density in a given area could reduce VMT by as much as 25% if coupled with measures such as increased employment density and improved public transportation. Third, that higher density, mixed-use developments would produce both direct reductions in CO2emissions (from less driving), and indirect reductions (such as from lower amounts of materials used per housing unit, higher efficiency climate control, longer vehicle lifespans, and higher efficiency delivery of goods and services). Fourth, that although short term reductions in energy use and CO2 emissions would be modest, that these reductions would grow over time. Fifth, that a major obstacle to more compact development in the United States is political resistance from local zoning regulators, which would hamper efforts by state and regional governments to participate in land-use planning. Sixth, the committee agreed that changes in development that would alter driving patterns and building efficiency would have various secondary costs and benefits that are difficult to quantify. The report recommends that policies supporting compact development (and especially its ability to reduce driving, energy use, and CO2 emissions) should be encouraged.

An economic theory that has been proposed as a remedy is the introduction of a steady state economy. Such a system would include a tax shifting from income to depleting natural resources (and pollution), fair limits to income inequality, gradually eliminate fractional reserve banking; as well as the limitation of advertising that stimulates demand and population growth. It also includes the institution of policies that move away from globalization and toward localization to conserve energy resources, provide high-quality local jobs, and maintain local decision-making authority. Zoning policies would be adjusted to promote resource conservation and eliminate sprawl.[146][147]

Mitigation

Main article: Mitigation of peak oil

To avoid the serious social and economic implications a global decline in oil production could entail, the 2005 Hirsch report emphasized the need to find alternatives, at least ten to twenty years before the peak, and to phase out the use of petroleum over that time.[148] This was similar to a plan proposed for Sweden that same year. Such mitigation could include energy conservation, fuel substitution, and the use of unconventional oil. Because mitigation can reduce the use of traditional petroleum sources, it can also affect the timing of peak oil and the shape of the Hubbert curve.

Positive aspects of peak oil

Some observers opine that peak oil should be viewed as a positive event.[149] Many such critics reason that if the price of oil rises high enough, the use of alternative clean fuels could help control pollution from fossil fuel use, and mitigate global warming.[150] Permaculture, particularly as expressed in the work of Australian David Holmgren, and others, sees peak oil as holding tremendous potential for positive change, assuming countries act with foresight. The rebuilding of local food networks, energy production, and the general implementation of ‘energy descent culture’ are argued to be ethical responses to the acknowledgment of finite fossil resources.[151]

The Transition Towns movement, started in TotnesDevon[152] and spread internationally by “The Transition Handbook” (Rob Hopkins), sees the restructuring of society for more local resilience and ecological stewardship as a natural response to the combination of peak oil and climate change.[153]

[edit]Criticisms

Some do not agree with peak oil, at least as it has been presented by Matthew Simmons. The president of Royal Dutch Shell’s U.S. operations John Hofmeister, while agreeing that conventional oil production will soon start to decline, has criticized Simmons’s analysis for being “overly focused on a single country: Saudi Arabia, the world’s largest exporter and OPEC swing producer.” He also points to the large reserves at the U.S. outer continental shelf, which holds an estimated 100 billion barrels (16×109 m3) of oil and natural gas. As things stand, however, only 15% of those reserves are currently exploitable, a good part of that off the coasts of Louisiana, Alabama, Mississippi, and Texas. Hofmeister also contends that Simmons erred in excluding unconventional sources of oil such as the oil sands of Canada, where Shell is already active. The Canadian oil sands—a natural combination of sand, water, and oil found largely in Alberta and Saskatchewan—is believed to contain one trillion barrels of oil. Another trillion barrels are also said to be trapped in rocks in Colorado, Utah, and Wyoming,[154] but are in the form of oil shale. These particular reserves present major environmental, social, and economic obstacles to recovery.[155][156] Hofmeister also claims that if oil companies were allowed to drill more in the United States enough to produce another 2 million barrels per day (320×103 m3/d), oil and gas prices would not be as high as they are in the later part of the 2000 to 2010 decade. He thinks that high energy prices are causing social unrest similar to levels surrounding the Rodney King riots.[157]

Dr. Christoph Rühl, chief economist of BP, repeatedly uttered strong doubts about the peak oil hypothesis:[158]

Physical peak oil, which I have no reason to accept as a valid statement either on theoretical, scientific or ideological grounds, would be insensitive to prices. (…)In fact the whole hypothesis of peak oil – which is that there is a certain amount of oil in the ground, consumed at a certain rate, and then it’s finished – does not react to anything…. (Global Warming) is likely to be more of a natural limit than all these peak oil theories combined. (…) Peak oil has been predicted for 150 years. It has never happened, and it will stay this way.

According to Rühl, the main limitations for oil availability are “above ground” and are to be found in the availability of staff, expertise, technology, investment security, money and last but not least in global warming. The oil question is about price and not the basic availability. His views are shared by Daniel Yergin of CERA, who added that the recent high price phase might add to a future demise of the oil industry – not of lack of resources or an apocalyptic shock but the timely and smooth setup of alternatives.[159]

Clive Mather, CEO of Shell Canada, said the Earth’s supply of hydrocarbons is almost infinite, referring to hydrocarbons in oil sands.[160] Engineer Peter Huber believes the Canadian oil sands can fuel all of humanity’s needs for over 100 years.[160]

Industry blogger Steve Maley echoed some of the points of Yergin, Rühl, Mather and Hofmeister.[161]